Patrizio Marozzi - In Candido Potastro, pag 23

 

 

 

Il lucido fremere del candido poetastro

 

 

 

 

 

    Il Candido Poetastro

 


Li morti ammazzati

 

Mazzati, ammazzati ‘sti morti accisi – e oggi ve mazzano de novo – sorgite che cazzo fate: di tutte le guerre razze e colori, perché né più razza né colore c’ha avete da pensà, vanno già sfottuti a tutti quanti, tutti quanti ve sete sfottuti; e mo state morti, morti ammazzati.

Sveja morti perché ve stanno ammazza natra vòta, perché ve stanno a dì le solite cazzate; ve fanno morì accisi co le bombe su lo stomaco, ve insultano morti dell’olocausto con quattro metri de terra chiusa; e li cazzi de li morti e commemorazione dei caduti: che cazzo sete morti a fa’, a che cazzo serve la morte vostra se ve stanno à mazzà ancora, se ve dicono ancora sorgite e annate a morì mazzati tutti quanti pe la libertà di lo altri: che c’hanno a spartì niente co la vita. E allora ve dico io sorgite e spazzate via tutti ‘sti stronzi, tognetece da le palle ‘sti morti che me dicono che devo morì pe la patria, pe Dio; e potè commemorà no la vita mia, ma lu morì acciso. Sorgite saraceni e crociati che la morte vostra nulla più à da rappresentavve, nun ve facete più fregna da ‘ste ombre de vivi che ve voiono da la razza e lì colori, vui che non n’avete, non n’avete più: l’eternità de li dannati vi voijono dà pe continuà a fa la guerra tutte le “mattine”. E se chiamano dittatori o puzza de sòrdi, vui i conoscete, morti ammazzati; sorgite pe sta “maneca…” che continua a dì de sì, pe nu frigorifero o l’eternità, che nun sé scambino pe niente, ma che so diventati la stessa fregnata, … à spacca er suolo se serve ma faje di de no! … perché li sordi nun ce stanno tra li morti accisi, se devono ancora ammazzà.

 


Parlo così, perché amo molto il Natale

 

Merdaccia il cesso del natale, incorrente blasfemia ricorrente. Ammucchiata di odio e associazione collettiva. Idiozia che riempie i tempi di mediocrità, di bontà e criminali, come quelli di fuori, o di dentro. I templi di mediocrità, di gesti insignificanti e di pentimenti ridicoli. Si confessano gli scopatori regolari, si confessano pure i figli di puttana e le troie che le accompagnano. Stanno attenti a pestarsi i piedi, come quei viziosi incalliti che ripetono sempre gli stessi gesti. Natale con quei loro cosucci che si dicono l’un l’altro auguri e misurano la salvezza che li cogliera. Che se natale capita maiuscolo, è per il punto che c’è dinnanzi. I morti di natale sono ovunque, pronti a dirti a chi bussare, per avere la risposta più conveniente, più ammucchiata o condivisa. Massa di cialtroni che non hanno che da ricorrere al ridicolo, e all’insulto, così gratuito, che non esiste, così volgare da esserne ciechi affermatori. Che stanno lì ad indicarti il pentimento come fossero tutti dei mediocri onnipotenti, qual loro, o godono delle loro cosucce, pronti ad appiccicartisi addosso, quanto son coglioni quelli di natale, e anche gli altri, quasi loro solo per questo possono essere diversi. Quei morti che stanno lì in associazioni varie e congrege di convenienza, né più e nemmeno mordaci come tutte le altre, incapaci di ogni vero gesto alto, che trattano il peccato, come fosse una cazzata della domenica, e stanno lì ad aspettare la tua confessione, per una scopata o altro, come la intendano loro, quasi fossero anch’essi degli artisti, o forse lo sono come i cialtroni, e insieme a loro stammi lì a dirti ciò che bene e ciò ch’e male – che se bussi alla porta di costoro se c’è qualcuno che ti risponde, è meglio voltarti, scuoterti la polvere dai saldali e andartene, poi tutti insieme parlano di un dio così ridicolo, così vicino a loro, ch’è più sordo di un sasso. A tutti i morti che ci sono non gli rimane che attaccarsi addosso, un po’ di niente. Che se oggi è natale sta di certo tra queste parole o dov’è Gesù, Dio.. 

 


Non ho scritto il titolo

 

Sono morti a milioni in un istante

in una sera di giugno

sono caduti senza cadere perché erano già morti per milioni

Sono morti a mucchi e ciuffi e disperati senza sapere cos’è la disperazione

Tutti i governi insieme con ciò che non sanno

Tutti i mondi e gli attributi

Tutti gli aggettivi e i sostantivi

Tutte le coscienze disperate

Tutte le classi e l’opinioni

Tutti i dispersi senza gli ultimi

Tutti i peggiori della generazione

Sono morti a milioni ora

Proprio ora

Che gli attende ancor di più

Ogni sorta di sofisticata tecnica

Ogni ottundimento ogni ottundimento

Ogni ottundimento di coscienza

Sono morti a milioni

Con tutti i peggiori di tutte le generazioni

Sono morti a milioni in un istante

Insieme ai torturatori e ladri e gli assassini

Sono morti come loro nelle stesso modo

E senza nessuna differenza

Mai vi fu giustizia più volontaria di questi milioni morti che scesero di morire per onore delle menzogne della morte

Condanne a morte e condanne a morte

E condanne a morte e condanne a morte

Condanne a morte e condanne a morte

Condannate a morte e condannati a morte

Le une e le altre gli uni e gli altri

Lui e lei

A milioni sono morti senza coraggio per viltà e per paura

Per terrore e bisogno di essa scelsero l’onore senza la dignità la speranza senza la verità e

La giustizia quel che non esiste se stessa

Sono morti a milioni e per sempre e per miliardi di miliardi ogni volta per se stessa

Per la caducità della coscienza per la morte dell’anima

E per l’illusione della morte

C’è un solo modo per salvarsi la coscienza e ogni gesto può essere l’irreparabile complicità con la morte

Sono morti a milioni in una sera di giugno

In un istante e questa data è la stessa data di tutti questi giorni in cui morirono

In cui si morì direbbe

Ora

Un assurdo poeta

E ora a quel ridicolo gesto dell’opinione per morte

La scelta è per l’idiota come per il consenso che non si è accorto di essere morto a milioni senza l’opinione

E senza nessuna opinione

(Non resta che la vittoria elettorale nella storia di un paese

o un partito per dire se la politica placa la morte o la coscienza di uccidere

sono morti a milioni nella ridicola morte e con essa ogni gerarchia è rimasta solo l’illusione

e allora solo allora non rimase che la vita. Perché morì anche l’illusione

 


“oggi” è morta l’ignoranza

 

 

l’ignoranza non c’è più

dove è andata

è morta l’ignoranza

Tutti dicono per sempre

Io dico purtroppo, mai

E non con quel poetastro di Poe, con quel nulla più lasciato sulla porta

L’ignoranza non esiste più

Tutto accade senza motivo

Tutti conoscono questo fatto

Io no

Il fatto in se dell’ignoranza ch’è morta

E che non è andata in nessun posto

L’ignoranza non esiste – lo hanno annunciato dappertutto – e dicono tutti che l’ignoranza non è mai esistita: .

Io dico purtroppo, mai

Cosa esiste l’ignoranza che non esiste

Questo è il fatto – ma noto che non esiste

- l’ignoranza del fatto

l’ignoranza è morta e tutti conoscono ciò che sanno

tutti sanno quel che fanno

Basta farlo che l’ignoranza è morta

O meglio non esiste

Tutto si può fare senza sapere perché

Tanto tutti sanno quel che pensano e perché

Questo è il fatto – ma noto che non esiste

- l’ignoranza del fatto

Tutti conoscono questo fatto

Io no

Il fatto in se che tutti conoscono il pensiero

E perché

Io dico purtroppo, mai

Sono certi di questo che basta farlo che l’ignoranza è morta

Basta immaginare ciò che si pensa

Per fare

E dire così ciò che si pensa

Non è importante sapere quel che pensa

Perché l’ignoranza non esiste

Io dico purtroppo, mai

Tutti dicono di conoscere questo fatto

Io no

E allora se oggi faccio qualcosa faccio

Quel che faccio è fatto e tutti lo hanno fatto

Ecco perché lo faccio

Tutti dicono di conoscere questo fatto

Io no

Ma la notizia importante è che l’ignoranza non esiste

E tutti sanno

Che se pensano anche gli altri pensano

E a cosa devono pensare

Cosa esiste l’ignoranza che non esiste

Questo è il fatto – ma noto che non esiste

- l’ignoranza del fatto

e pensano che il fatto che io faccio è il pensiero che gli altri pensano

Tutti dicono di conoscere questo fatto

Io no

Questo è il fatto che non conosco

Che dicono di conoscere – ma noto che non esiste l’ignoranza del fatto

La notizia importante è che morta l’ignoranza tutto si conosce, senza che l’ignoranza non debba più esistere

Io dico purtroppo, mai

Se l’immagine del mondo

È la mia immagine

Dio è la mia intelligenza

Se io sono l’immagine di Dio

Dio non è ignorante

Ma se io sono ad immagine di Dio

L’ignoranza non esiste

L’altro pensa quel che io penso

Se Dio è cretino

Io non posso che essere intelligente

Dio non può che capire quello che io capisco

Il mondo non può sapere se non quello che io so

Il pensiero non può che pensare quello che io penso

E l’altro non può che fare quello che faccio io

Questo è il fatto che conoscono

Tutti dicono di conoscere questo fatto

Io no

Io dico purtroppo, mai

A loro


 

È morta la morte

La materia s’è spostata è finita sotto terra

S’é trovata eterna più di sempre

E non s’è potuta più ricordare

 La morte è morta ora

Come non mai

Perché è morta oltre la morte

 S’è morta l’eternità ed è nata la materia morta per sempre

L’eternità oltre l’eternità

 I morti ogni giorno s’affrettano a morire

Per l’eternità della materia da uccidere

Urlano e gridano viva la morte come se parlassero

D’altro

E per questo

Sembrano che facciano altro oltre l’uccidere la materia

Fare per dire come se dire sia quel che si fanno

E s’inceppa la morte che solo a dirlo

Par di un gioco di psicologia per dir

Se una persona è viva perché le si dice ch’è viva

La morte s’inceppa perché è già morta

E urrà al test della morte

O alla stupidità di chi vi crede

Urrà alla materia che agisce

Urrà per la scoperta della sua intelligenza

Urrà per la vittoria

La vera vittoria sulla morte

La materia è morta la morte è viva

Essi dicono bene

Perché il bene sia a giudizio dei servi che padroneggiano

La morte e il denaro

E la materia per questa parola pronunciata

Nella blasfemia sociale dei dannati e degli ignoranti

Che son li stessi conoscenti della materia eterna

O che di eterno questa pronuncia di bene vogliono per seé

Come donne e uomini assassini pronunciano bene

Nell’io eterno della morte che muore

Come parola in sé che afferma la superiorità

Della materia morta e di chi la pronuncia

 


Ecatombe

 

Son tutti uno per uno vuoti a perdere oggetti

Che manco essi sanno quanto

Non c’hanno a dì d’esse nelle catACOMBE

Come li cristiani veri e l’infami di sempre voti a perdere

Oggi son tutti all’iperto puzzino d’affogna pure co lo disse profumati de sapere e de istruzione o mejo de mafia de quatrini

Son tutti a fa sta partecipazione

A da essece come presenti che se chiamino nazione

O c’accossaltro omini so li stesso voti a perdere

So nazifascismi comunisti liberisti mafiosi so tutto quello che c’è stato e peggio pure so oggi tutti morti

Peggio che de Cesare e Bruto che lasciamoli sta oramai

Chi staltri morti che non puzzino più manco

Il caos s’è distrutto senza un botto

E fa finta i voti a perdere desse pure proprietari

Che se manco stanno a fa un debito democratico

È pe’ pappasse tutto come privati padroni

Pe’ dì quel che esiste e non esiste e fa fa a tutti gli altri voti a perdere la dittatura democratica

Del ciò tutto io è la volontà de dio però tu pure po’ esse uguale chi t’empedisce de tacitare quel che faccio Io

L’importante è che tu non sacci che fare che te riesce da solo oggi è facile fa finta da avé ragione che costa fa quel che mejo conviene mazza e brija e ecatombe

Il caos non ce capisce niente e niuni ce capisce niente

Però funziona manco a fallo apposta che sembra ch’è la meglio cosa poi se fa finta de cambia ed è lo stesso

Guerra e virtualità stanno assieme pe’ realtà la realtà non se po’ cambià

(A tanta gente è dato lo credere che le che cose, non sappino capire – Tanto che se anco le capiscono niente esse sanno lo stesso.

Lo di fatto nu’ sa se sii vero Se i di essi sian tutti in preda all’odio e l’ignoranza.)

Lo di meo sparuto sono non senza voce

S’ammazzino e lo sanno e ancor di più lo vogliono

Pe’ non crederlo ma solo sentì di fallo senza volello sapé

Dal motivo al condizionamento dal condizionamento alla finzione del (perché) del motivo – per il condizionamento – spostati in preda alla volontà che domina e persin delique.

L’imposizione del cacare come proscenio della verità che obbliga la volontà

Io ti faccio fare una cosa e mentre te la faccio fare Io sono obbligato a farla

L’invenzione dell’auto condizionamento come volontà e rappresentazione del proprio stimolo a sentire mobbizzanti eternamente mobbizzati

Lo tanto che tutte le sperimentazioni behavoristiche dello tanto occulto e meno no ora hanno il consenso dell’appalesamento e de li voti a perdere

Che se pe’ nazioni zombino pe’ debito pubblico pe’ coscienza pe’ odio e morte

Che tanto la guera e la virtualità so realtà.

Che manco li morti ce vojono più sta qua

E li vivi non sanno proprio come annassene che “l’occulto dittatore” s’è pijato tutto il mondo manco un pezzo de terra v’ò lascià.

 


Oceano Indiano o il mondo intero

 

Fanatiche sequenze di una psicologia inutile come la volete chiamare la vostra coscienza psicologizzata politicizzata perennemente blasfema della verità. La terra ha tremato il mare si è alzato i morti non si sa per quanto tempo contarli e gli avanzi della morte ancora giocano con la volontà con la morte che li avanza, con i deliri senza coscienza con le tecniche più “sofisticate” del plagio di coloro che non chiedono altro che essere plagiati siete già malati o volete l’approvazione per la delinquenza, vi attendono come foste malati o perché siete psicologizzati, perché siete ipocriti e falsi e volete approvazione – come se nulla fosse i più delinquenti e più delinquenti per approvazione legittima della consociazione continuano ad essere semplicemente dannati perché in realtà non c’è legge della realtà che li giustifichi – massa di non uomini che prevaricate con la vostra pazzia ipocrisia mediocre terrore della vostra morte la volontà di spiegare per poter continuare nella follia della spiegazione nell’odio della dannazione della vostra volontà – quanti volete essere per poter pensare di essere chi volete superare questa è la risposta perché basta che uno dica la verità che la coscienza vi si lacera e vi associa con l’energia stessa della psicologia dell’odio, un odio totale un ecatombe del mondo di morti limitati e finiti – l’immagine vi schiaccia nel più profondo abisso della volontà – la voglia di essere superiori nell’affermazione del male – la dannata volontà di giustificarne le conseguenze con le conseguenze stesse nella loro stessa perpetuazione come naturale svolgersi della giustizia e del potere naturale della volontà umana – menzogna e calunnia di Dio per la convenienza che si giustifica – in realtà è cosa nota ciò “e non sorprende affatto – e il tormento ch’è in voi e volete diffondere perché non sapete chi ci sarà ad aspettarvi, perché è voi stessi che vedete davanti alla vostra fine – il terrore disperato della volontà vostra

 

 

I Disperati

 

Fan finta di girare in tondo, con rumori molesti e associati, ad un orologio una tapparella o una serranda

Muovono braccia come indicatori di gruppo, da più lontano o vicino quasi a manifestar se stessi al di là della volontà – condannati inesorabilmente ad essere questo per sempre assenza di sapere che si coagula per dimostrazione

S’ammattiscono e non gli basta devono essere più criminali e so più cafoni che possono

Sono i morti disperati quelli condannati a passà oggi passà domani, quelli a cui non passa mai

Ma ‘sta cosa non è del tempo perché questi fanno buche per tera po’ con l’associazioni tutte che se so date, sposta na macchina de là nu motorino un braccio per di qua per di là, su e giù tanto fanno che te voiono fa casca dentro la buca – so dannati e disperati, so ignoranti pe cattiveria e o presuntuosi pe scola e pe quattrini o pe volontà de volé

So organizzati da la paura e pe paura non vojono che se sappia, so servi e criminali come possono da esse tutti quelli che so servi – che non sanno manco de chi ma lo sentono – è l’orgoglio de esse guardati e parla e de fa, ma pe fasse guardà te danno fastidio, pe fasse sentì calunniano e mentono e pe fa fanno peggio d’un cretino

Riproducono continuamente le stesse panzane che manco la noia intendono pe vaffanculo – stanno lì a fa i criminali co l’immagini a fa v’invidià la gente pe io mancanti che competono con l’incazzatura de li gesti associati e li stimoli associativi pe rompe li coioni a chi manche vo sapé che cazzo stanno a fa e che non gliene frega de meno delle cazzate da ritardati de potere che stanno a fa

 E mo so falliti e disperati e stanno a compete a chi se scorda mejo che non c’è motivo pe fa quello che stanno a fa e so così morti d’invidia che se non l’ cachi dicono ch’è pe invidia e che se tanto li guardi mezzo a le loro minacce da vili che c’hanno paura da credere a quel ch’è vero, che dico che se tanto li guardi pare loro na cacata così grande che s’ammattiscono più di quel che sono, e tanto le piace sta sensazione che continuano pe provarla ancora.

So categorizzati pe scienza della menzogna che si riproduce pe convenienza della pazzia che pe crimine se giustifica perché appaga pe l’ignoranza che se riproduce

Mostri disperati della coscienza coglioni giovalinistici quanto rincoglioniti d’0dio e paura de tutte l’età de l’adulti

So così tanto che vanno in giro a fa ste cose che mo che tutte l’hanno imparate, non sanno a chi da la colpa ma lo stesso vojono da fa vede che so i più bravi a esse scemi e criminali e allora più tutti so ignoranti più s’incazzano quando qualcuno je dice la verità o anche la sa e se la tiene per sé, s’encazzano e che fanno che ponno fa li morti disperati che manco la paura li salva, e allora ricominciano ogni volta a stimolarsi pe appagasse, e ricomincia a calunnià a remove le braccia a fa na cosa pe pensanne ‘n’altra pe poi di che ne hanno fatta accade n’altra che non se sapeva ma che sapevano tutti quelli che serano messi insieme, ma poi invece nè successa n’altra quella vera che non voiono sapé senno come se regge la calunnia e l’appagamento che se so stimolati – fanno ammattì la gente pe appagasse e chi sa quanti ne so morti pe s’appagassi perché ormai so tutti criminali che devono continuamente ripetere le stesse cose pe vede se succedono de nuovo, perché devono da esse loro a falle accadé egli lui o voi. Tutti devono esse folli, ma nessuno lo deve sapé e se so costruite certe accademie per questo e de convenienza pure che se manco provi a di na cosa vera casca tutto il catafascio – e che te fanno questi le stesse cose che devono da esse così per forza perché so normali e tutti devono da esse così – e continuano a fa li stessi gesti e li stessi rumori associati, le stesse manovre de tutti li movimenti pe poté dì ch’è così e che so stati loro a fallo e tutti continuano a dì le menzogne e pe paura tutti ci credono – deliri d’onnipotenza che se te capita che già para della verità, l’invidia la camuffa ma fa la stessa cosa pe paura che se sappia – a diventano talmente cretini da non esse proprio più niente manco sanno più parlà né perché lo fanno ma n’associazione verbale, n’allusione pe rompe li coglioni na chiacchiera pe fasse sentì per forza – con nu subliminale scemo o nu subliminale sofisticato de scemenza criminale pe così comunica sempre allo stesso modo scientifico e controllato, e così continuano a ammattì ancora de più – non sanno più che fa pe continuà a ammattì e giustificasse  - tanto che a forza de repete e repete pe capì se qualcosa o na coscienza o anche no corpo de na persona è viva lo devono da ammazza con la morte che esiste ma non esiste perché se more se po di e continua a dì  che se anche è morto prima era vivo e tanto basta pe sentisse stimolati a continuà, continuà continuà

L’evoluzione della coscienza della specie sia essa criminalità organizzata o organizzata criminalità, mo proprio tutti sanno fa ‘ste cosa mo che so tutti normali so proprio tutti normali organizzati o no, che tanto non se sa più niente, sanno solo fa rumore pe squassate i sensi e ammattisse d’appagamento pe questo tanto che non sanno come squassasse i sensi e contemporaneamente dormire tanto che pensa non je frega, so proprio disperati ma già dannati funzionalizzati al movimento al perché uno oggetto se move e moversi per immaginare così il significato della loro risposta, all’oggetto, tanto che non sanno distinguere quando non è l’oggetto ma una persona che “è ben più pensante” quali loro non sono più, e per frustrazione ripetono tutto quanto per sentire di essere gli artefici della strumentazione o strumentalizzazione della persona pensando in realtà quel che essi voi lei siete diventati degli oggetti o per coscienza da essi derivati, e tanto ‘ l’odio per questo che se ne appagano odiando chi neanche li conosce che loro immaginano di si che pensano in funzione di se stessi quali oggetti che strumentalizzano un altro oggetto e sono peggio di infantili criminali senza talento forse inqquatrinati o propensi a tanto che non sanno distinguere anche l’oggetto tecnologico da loro stessi, sono morti nella ripetizione della comunicazione, ma (barbara) l’associazione per il significato li imbarbarisce così tanto che credono di no

Girano in tondo come trottole….   

 


Non t’intitolo

 

Come si può dire e arraccontare certe cose come insulse e lo sono insulse che come accadano, non cianno più le parole per essere dette sono fatte sono immagine ma sono già morte e il dirle pare inutile. Ma accadono puzzando di morte che imputridisce tutto, ma più che di mrte che se uno la pensa ce so tante cose almen che apparono, diciamo che sanno di fragico, di odio fragico, d’arroganza tragica de imbecillità fracida. Sti genti non sanno de niente non credano a niente stanno a osannasse co l’uso degli oggetti e po’ mancano le rispettano, non c’hanno rispetto manco pe’ loro stessi. Nun credono proprio a niente non sanno niente che se n’ggetto è più imitante le serve pe dacce fastidio a l’altri, sonano de notte pe’ fa dormi, ma n’è così so psicopatici s’emmagenano d’esse dio, associano i romure all’inizio o la fine de li programmi, te rompono i cojoni co na cosa che magari è la stessa che se sentono quando s’appiccia la televisione fannoa capità gli incedenti più strani a le macchine chre se fanno nove pe’ fa li dispeti, così de fanno fa e pensa a quello che vo loro come li  mille televisione tutti accesi che se rembalzano e gesti e le frasi tutte organizzate da più programme che non se po’ dendro a suer mercato manche che ce sta bisogno che te fanno qualcosa fe fatte cambia canale col telecomando pe’ fatte condizionà tanto so più veloci tuttiaccesi. E che te possono ave rispetto pe’ li contenuti de l’oggetti devono da esse stupidi cattivi e superiori, ingnoranti più de tutti, e quando nonsanno più che fa te vojona fa da sape che stannoa fa questo così dicono che te fanno inacazza - come se già nu sapevi – e più je se dice com’è esse stupidi e più invece de non eselo lo so e lo fanno ancor de più, capisce solo er peggio s’assoceno solo trra li peggio, perché se capiscono e possono da sembra de più pe’ ave ragione. Po’ te lascino i paratori e le mbbottigle mezzo de strada che se tanto no c’hai i riflessi te se sfaccia la macchena e pe’ fa vede che so brave te prene lo pede su lu marcapede mentre t’accellere co la macchena e po’ te ce alzano pure lo braccio pe la derezione ma lo fanno pe’ la tua vesione laterale pecché devona da fa sapè a tutte quando so brave a fa ste cose se prendono le merete pecché t’hanno fatto fa na cosa, so sublimenele e po’ te la rifanno pe’ di che so sempre loro che fanno fa le cose, come peja n’oggetto prima de l’altri, e pe’ sembra delligente se racconteno tra de loro ch’è vero, perè se encazzano se te fai quello che te pare ma se posseno pure encazza se fai quello che gliera passate in mente a loro pecchè dice che li voi fa matti co l’importanza, che era proprio quelo che gliera venuto in mente de fa a loro col refatte tutte li gesti tuoi o associasse i suoni,  fatte gurdà na cosa con n’occhio pe’ bloccate l’altra parte de cervello co na parola o co no gesto. Ensomma sta che qualsiasi cosa fai sta loche a compete e a trasferitte addosso l’immagine e i sentemente loro pure se tu manco sai che cazzo sono e che vojiono che se sapessero che so oggetti li arrispetteretti come se respette l’oggetti e’ l’uso e pe’ er contenuto de l’omo che cia messo, ma loro manco ne qusto ch’è l’oggetto je frega niente. E stanno a compete co tutto quello che fai, che calunniano a pe’ di all’atri perché lo ai ma laltro son già matti come loro perché li stanno a sentì. E allora te vojono Fa fa le cose loro pe dì che so lì primi pe’ di che te le fanno pensà e dì loro quello che pensi, pe’ pensa pe’ primo quello che se po’ pensa. Che se tanto tu capisce dicono che n’è vero non era quello e incominciano a associa tutta na cazzata ch’è centra niente pe’ dì ch’è così, devono da controlla la comunicazione proprio come un telecomando della televisione – se nu  me fai lo gesto l’immagene nun se vede, dicono, non se emozionano, c’hanno l’emozioni scollegate dal cervello e s’ò tutte intenzione, che manco sanno che cazzo significano, ma te devono sta rompe li cojoni perché dicono che nun parleno e non te fanno parla, che te vedono e non te vedono quanno vonno loro, s’atteggeno de importanza e nun sanno che manco lì conosci, non se possono da fa conosce senno non controllano la comunicazione – dicheno che l’importante è fa le stesse cose de esse realiti schou, che se provono l’emozioni vere. ma come decevo chi ja ensegnato tutto questo pe dittatorà è più matto de loro, janno m’arato a fa a zizzania e loro ce sguazzano, e dicono che po’ lo fano pe’ capì quale erano l’entezione e ce credono pure a questo e pure alla spiegazione dell’entezione, che se te tire una par de cazze en su, s’emmagenano ch’è pe’ faje ave la volontà de gurda en su o alzasse se stanno a sede, e ce predona a cossì tanto è così, che non se deve sape erché s’è terato le cazze in su – che je s’erano calate ‘ secondario – e tutte a paesa che solo loro sa sta cosa – che pe’ quante so so proprio na maggioranza. Che quando se rende conto che so matte incominciano a dì che quello è matto perché s’è terato le cazze en su pe falli alza, e che fanno se incominciano a alza ogni volta che quello se tira su le cazze, e poi magari se alza lu mento, e ce se mettono pure in tanti a fa questo, che quello alla fine che se leva lo scrupolo non po’ fa a amneo de vede sìtutti sti matti, che dicono che l fanno apposta fanno finta d’esse matti, che l’ professioniste sperimenta così co stu mobbing masturbatorio e se mattiscono co l’immagine – tanto poi a quello le facemo da dì quello che li facemo pensà je occupamo lo spazio dentro al cervello e ce spieghemo le cose come ce fa comando – senno come e trovano i finaziamento pe’ l’esperimento, o lo stipendio, tante è facile tutte crede sta cosa pe’ dasse importanza, che se quello je viene in mente d’osservà quello c’a succede sembra che frega l’espriemento e l’accademia a tutti, magari col dì la verità più che l’interpretazione falsa, e dopo se sa un ascco de cose vere comprese chi so i veri cojoni o criminali e pure le finte buona fede. E come da dicevi fanno finta d’esse matti che magari da solo lì’ fossero che non ci’avvesero tutta sta vanità, insomma tutte a fa nu reflesso che se quello tanto parla da solo je respondon tutti solo che mo tutti capiscono ancor più a cazzo dentro ognuno che nun se sa che cazzo entedono e perché s’encazzano e che stanno fa er capro espiatorio, ma ormai pure lì 007 se so sbajati perché tutti vo esse re esolo l’ soldi te fanno encazza davvero che so tutte matti contro tutte matti e primo o poi saranno cazzi, pure li matti più segreti non c’hanno  più un caos de coscienza che je fa da paravento so tutte pe aria, pure li mafiosi che maco lo cacasse sotto pe’ la morte che li fa agì coi loro servi, come da dì amnco la morte li salva più, e con tutti il darsi importanza. Salvate gli oggetti come palle funzionali voi tutti che gozzovigliate in tale stato, come manco gli oggetti che dir par semplice, li si guarda senza rispetto come se stessi, ne abusano nello spreco. Intesi oggetti  

 


Per l’ultima poesia

 

Tanti so l’atteggiamenti che pe dasse portanza d’esiste se concussano, se devono da corrompe pe sapé quale parte devono da esse. So tutti nèe appagamento che manco cacheno, de conosce n’è m’pportante basta avé n’attegiamento pe fa la receta de sapé. Ciannò n’atteggiemento nella mente e pure ne fisico che manco je vasta lo spazio. È so stupidi tanto quanto l’immagine de atteggiamento, che ne fa esprime manco un parere, n’opinione, de sapé che manco sanno, mejo non conosce e atteggiasse e disse che se non sanno n’è importante o vero. So diventati n’immagine, n’immagine talmente stupida, da non avé più neanche un linguaggio, solo la recita finta de l’atteggimenti. E so tirchi de ignoranza, ch’è tutto un dire, che se se pensa che po’ esse.

E io so felice perché manco n’unghia so così, che se li vedi avindia che ce poi fa più che dì che capì e de conosce.

Ma io so felice che manco c’hanno spazio pe sapé quale atteggiamento devono da tené, pe fa finta che la felicità né importante come la conoscenza, quasi che c’è bisogno de l’atteggiamento stitico de l’opinione loro che non vo sapé, perché recita la parte de l’atteggiamento che n’è importante – me puzzano quasi de morto già – tantìè l’invidia che se so tappati pure le recchie pe non sentì e s’atteggieno così pe dasse importanza che manco s’accorgono che tu non stai a parla co loro, che se vojio senti sentissero senno chi se ne importa, e stanno lì a fa finta de risponde pe fasse sta a sentì, e non se vojono accorge che non me frega, tanto perleno pe atteggiamento de ignoranza che come matti che ne manco se ne accorgeno – che vita da disgraziati appagati.

E io so felice che manco la puzza de la stupidità me da fastidio, che ce se vò fa pe ste importanze d’atteggiasse: ripetono sempre la stessa cosa senza manco sapé che lo fanno: quello che non conosco non è importante, è importante è importante se si conosce per moda, pe atteggiasse a consenso – non esiste la condivisione ma solo l’omologazione.

E io so felice e non so così.

 Che ormai non je basteno più neanche li psicologismi, che je fanno finta de fa le cose, pe fa finta de vede come sarebbero se le se facesse davvero e a forza de fa finta de falle je pare de falle da vero, proprio come da concussione a na corruzione e più è così e più se mettono assieme pe giudeca le chi le cose le fa davvero, e giudeca proprio co sto metodo che li fa atteggia d’emportanza e je fa move lo fisico e rempì lu cervello.

E io so felice perché proprio nu so così.

Amen

 

                          www.ilmanoscrittodipatriziomarozzi.it

 

 

 

 

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