Giallaccio di Patrizio Marozzi

Introduzione

Due voci che dialogano – atto unico – senza note di regia.

 

 

 

 

-         Che ore sono?

-         Non so, forse …..

-         E allora la conseguenza non esiste!

-         Si sprigiona si, si sprigiona. Solitaria e all’improvviso.

-         Perché all’improvviso?

-         Non è forse la stessa cosa e con uguale patema – quegli anonimi uomini, non sono una conseguenza che si ripete.

-         Già! Cosa c’è allora da dire per questa cosa ora, non è già stato tutto narrato. Raccontare perché chi ha dimenticato ricordi, e c’è chi così sappia.

-         E questo ripetersi allora! Si guarda quel che accade, e si fa accadere quel che si è guardato e si guarda quel che si è fatto accadere.

-         Che strano il presente.

-         Di Già! Sembra che non ammetta altro, una difficoltà e subito il nuovo giudizio, il passato quasi che non abbia più significato.

-         La causa è ora, il significato, la consapevolezza assente.

-         La memoria a cosa può servire, il ricordo di “quella” persona, ora presente.

-         Per l’altro la contemporaneità non ha più passato.

-         C’è forse un resto?

-         Forse c’è qualcosa d’altro, un po’ di comprensione.

-         Un presente poco contemporaneo. A cosa può servire al giudizio, per chi vuole che il giudizio sia tutto. L’effetto determinante. La sopraffazione stessa dell’essere in difficoltà.

-         È un altro?!

-         Un altro?

-         Sì chi è l’altro che non esiste più nel presente? E perché ha bisogno di comprensione?

-         Che giorno è?

-         Non so forse …..

-         Mi aspettavo un altro tempo.

-         Non so.

-         Dicono che domani dovrebbe esserci un altro tempo.

-         Domani?

-         Sì proprio domani.

-         Ieri però hanno detto che sarebbe stato come oggi.

-         Io ho sonno?

-         Quando?

-         Del resto aspetto giorno e notte, come sempre.

-         Di fatti!

-         Di fatti?

-         Già!

-         Già!

-         L’altro ieri camminando sulla strada bagnata ho notato che in certi punti, dove era verniciato, con le strisce pedonali, alcune di esse erano viscide e scivolose alle mie scarpe. Altre senza spessore di vernice no! Qualcuno ha visto questo, come mi accadeva.

-         Vuoi dire che ti stava osservando?

-         Osservando!? Sì possiamo anche dire così.

-         C’è lo sguardo proprio quello che ci sentiamo dentro.

-         E quello indagatore dall’esterno.

-         Vuoi dire che siamo sorvegliati.

-         Soppesati e giudicare da mediocri fatti da un sistema.

-         E chi sono quelli che sorvegliano?

-         Numeri nell’altro.

-         Già i numeri umani, che dire spaventevole.

-         Già spaventevole!

-         Tutti i giorni un orgoglio, un sospetto, una psicosi istituzionalizzata.

-         La libertà a che ora!

-         Eh la libertà a che ora, i deliri del nulla del potere.

-         Sono poi sentimenti o pura rabbia, sola rabbia?

-         Osservare queste stupide azioni, questo delirio di gusto.

-         Non dirlo è già disdicevole.

-         Mi tolgono il respiro?

-         Già non ne hanno.

-         Sono Vuoti.

-         Chi

-         Sempre loro quei numeri.

-         Dicono che c’è un controllo.

-         Forse, di fatti.

-         Perché perseguitano?

-         Perseguitano.

-         Si è diffuso per mezzo della calunnia.

-         Non si è fermato?

-         Non è mai iniziato in chi non ha voluto.

-         Molti per sentirsi forti, hanno partecipato. Si sono compromessi, quelli più incoscienti  - e una volta questo hanno continuato ossessivamente.

-         Chiacchierano a vuoto.

-         Bisogna restare calmi ed essere sensati.

-         Sensati non cadere nel trucco di farti credere pazzo – solo perché perseguitato.

-         È ancora giorno?

-         Non so.

-         Ogni giorno un silenzio.

-         Che vuoi dire?

-         Ogni giorno persone che non sanno amare.

-         Sono silenziosi e senza anima.

-         Venduti, servi, mediocri.

-         Dicono, ma non vogliono amare.

-         L’amore non appaga, l’amore accetta e cerca la libertà.

-         Ciò che appaga è l’insoddisfazione dell’odio.

-         Questi vogliono odiare per sentire la forza.

-         Vogliono l’egoismo per non impegnarsi mai veramente, per sentire la superiorità della sopraffazione per appagarsi, per dare più volontà a ciò che appare, in modo migliore, in quel momento.

-         Egoismo che assurdità.

-         Sono Belli i colori dei fiori.

-         Sì i fiori alti lasciano che tu ti sposti e gli altri, quelli da prato, per lo più sembrano sopportare il peso del passo.

-         Eppure i fiori sono di tutti e la bellezza va colta.

-         Certo, ma vi è anche una bellezza nel guardare i fiori dove sono.

-         I petali sono qualcosa che dei fiori danno al tatto un pensiero.

-         Il pensiero sembra sempre ritornare.

-         È strano come un fotografo che immagina una donna nuda, il suo corpo da fotografare.

-         Già

-         Si sorprende a pensare con sorpresa al problema di trovare il soggetto da fotografare nudo. E dice a se stesso senza macchina fotografica con una donna nuda.

-         Il pensiero sembra alleggerirsi senza mediazioni.

-         Certe volte il tema della fotografia sembra stare su tutto.

-         Questa voglia di darsi alla comunicazione interiore per mezzo dell’immagine, sembra sovrapporsi al desiderio più semplice.

-         Del resto con cosa si comunica, sembra un’ossessione quella del mezzo.

-         Un corpo è una persona, ma non basta.

-         Si nega se così può controllare, schiavizzare un desiderio.

-         Patologie ossessive.

-         La calunnia come esempio della menzogna.

-         La molestia propagata per calunnia.

-         Ci sono persone che si organizzano per calunniare e indurre altri in comportamenti di molestia.

-         Così si corrompono e perseverano nella loro corruzione, una volta così compromessi.

-         Ma sono comportamenti idioti.

-         Molto idioti. Vengono eseguiti perché l’esempio da dove proviene la calunnia, sembra avere una sorta di autorità sociale.

-         E tanto giustifica il male che non la si ritiene corrotta.

-         Una superficialità pari alla morte.

-         Diventa un’ossessione dover mentire, cercare di strumentalizzare con l’idiozia.

-         Sono morti dentro, quasi dannati.

-         Si possono definire assassini.

-         Non so! Credo siano indifferenti alle conseguenze.

-         Sono indifferenti!

-         È pesante quella?

-         Se ci fosse saprei dirtelo.

-         Non appare ma c’è.

-         Sì possiamo dire così.

-         E allora!

-         Già! È pesante? Ho dimenticato stavo per pensare ad un’altra cosa, ma già non ricordo quale.

-         Non ricordi quale?

-         Già!

-         Non so dirti neanche io se è pesante, allora.

-         Perché ora questa fatica nel pensare?

-         La pioggia mi dice

La pioggia mi dice

Ma nessuno si bagna

Esco dalla goccia che mi rimbalza sul viso

Ma nessuno si bagna

-         Perché di questo?

-         Perché non c’è ricordo.

-         Non puoi dirlo così esattamente.

-         Perché non è forse vero?

-         Non so! Io non so, esattamente.

-         Non c’è più ricordo allora!?

-         Non so! Io non so esattamente.

-         Perché vuoi usare il termine esattamente.

-         Non c’è forse dell’incertezza e così non sapere esattamente è già poterla dire.

-         Esattamente potrei dire.

-         Di fatti il tuo esattamente, sembra porsi, come impressione un po’ prima del mio. Anche se viene pronunciato dopo.

-         Esattamente.

-         Ecco volevo dire non so esattamente

-         Non ricordo!

-         Ero io che non ricordavo.

-         Già non ricordo.

-         Qual è il tempo allora.

-         Sapevamo esattamente dove eravamo.

-         Eppure adesso non ricordiamo.

-         Non ricordiamo, ma non sappiamo esattamente.

-         C’è un non ricordo più astratto e concettuale e uno no.

-         Non si ricorda quale sia.

-         E del resto quale di noi due ha quel non ricordo.

-         Non riesco a ricordarlo.

-         Quale di noi due ha quel ricordo?

-         Potremmo essere l’un l’altro.

-         Con gli stessi ricordi.

-         Non so?

-         Già non so!

-         Certe volte …..

-         Certe volte?

-         Certe volte le persone si assomigliano in tempi e luoghi diversi.

-         Cosa vuoi dire?

-         Ci sono persone somiglianti che in un periodo della loro vita – i loro tratti somatici diventano simili. Persone sconosciute tra loro, che sono spesso in luoghi diversi. Ciò accade anche in epoche diverse, delle, persone. Fisiognomiche semplici somiglianze somatiche in coscienze diverse.

-         Succede, quasi ci fossero più giorni, più soli nello stesso momento, di fatti in più punti della terra.

-         Già Certe volte.

-         Sociali!

-         Sociali?

-         Pensavo hai discorsi sociali.

-         I discorsi sociali, o i discorsi socializzati.

-         Avevo un pensiero preciso, voglio dire spesso le parole che le persone producono sono per lo più determinate da un forte condizionamento.

-         Fuori dalla libertà, lontano dalla reale interpretazione, lettura della qualità. Essa per condizionamento la si qualifica.

-         Non vengono colpite, né percepiscono i contenuti scivolano sull’informazioni, ma non pensano non capiscono l’importanza, il significato, che con il proprio pensiero può cambiare e aprirsi alla coscienza personale.

-         Coercizione ed egoismo, gli argomenti della volontà.

-         Nessun valore!?

-         Per chi scrive?

-         Per un lettore importante, uno come lui.

-         Basta leggere, il gusto e la conoscenza si fa? O ci vuole più coraggio per conoscere?

-         Solo libri importanti, questo è un grande intuito.

-         Questa mattina è stata una calda mattina d’autunno.

-         Nel pomeriggio è tornata l’umidità.

-         Perché tornata?

-         Già non è esatto.

-         Certe volte discorsi programmati prevedibili.

-         RiCodifiche già stabilite, che si vogliono enunciare.

-         L’inganno è arrivismo.

-         Non ho ascoltato nulla.

-         Di fatti mi è sembrato anche a me.

-         Si può amare un corpo senza pensarlo materiale.

-         Accarezzare e amare la persona. Quando si è insieme non si è solo nel corpo.

-         Si sente di dare amore.

-         Sincerità, pensiero senza carezza.

-         Non con sincerità?

-         Il con non dovrebbe forse servire.

-         Due corpi nudi si amano.

-         Non si giudicano.

-         Quando la parola è lontana il corpo non c’è.

-         Se la parola nasconde la verità, il corpo non c’è.

-         Tra le persone, questa rivalità allontana l’incontrarsi.

-         C’è Silenzio?

-         Silenzio, no le persone non si incontrano. Mentre l’uomo cerca di stare nel dialogo. L’altra persona nasconde le parole lasciando che fisicamente non s’incontrino.

-         Casi estremi.

-         Molto comuni.

-         La mancanza d’interiorità non fa incontrare neanche i corpi.

-         Il corpo cerca di controllare il pensiero, nega la parola, non ascolta se vi riesce.

-         Sfida il luogo comune e calunnia comunemente.

-         Nega.

-         Non s’incontrano.

-         Quando tempo sprecato, quanti momenti persi.

-         Si nega la bellezza?

-         C’è l’interiorità personale.

-         Una gran risorsa

-         Indubbiamente.

-         Ci sono altri giorni?

-         Quali giorni?

-         Se non si contano i giorni il tempo non passa.

-         Non lo si menziona.

-         Già, Avviene.

-         Si pensa

-         Si crede?

-         Forse non vi è alcun motivo.

-         È diverso

-         Non so.

-         A cosa si crede.

-         Ciò che è, è.

-         Il mondo si sta perdendo.

-         Il dominio del mondo è ridotto a poche azioni.

-         I governanti mentono per assecondare pochi gruppi di potere.

-         I popoli vogliono solo essere sudditi e conseguenze.

-         La ragione crolla.

-         Che c’è?

-         Non so!

-         Se tutto poggia sull’identità.

-         Non ci sono domande dirette, solo immagini.

-         Dove non qui?

-         Non tra noi, altrove.

-         Non so a chi ricordarmi.

-         Ce n’è bisogno, siamo qui.

-         Avevo pensato grandi cose.

-         Cose interessanti.

-         Ma ora non so non ne ricordo nessuna.

-         Sembravano argomenti così importanti!?

-         Dovrei pensarci un po’, mi sento un po’ pigro, forse anche con un po’ di stanchezza fisica.

-         Procediamo così. Il soggetto doveva esprimersi e sintetizzarsi.

-         ….. Ora sembra non più.

-         Non distingue più il lettore e il suo procedimento.

-         Non proprio non si è mai pensato a questo.

-         Ma poco fa si è detto quel …..

-         Già se si è pronunciato quel noi, c’è già un lui.

-         Superiamo.

-         Sembra impossibile.

-         Il nostro sembra già un discorso.

-         Dicevi?

-         Non so.

-         Eravamo un soggetto.

-         Sembra esserci sfuggito.

-         Tirava un gran vento questa mattina.

-         Faceva freddo.

-         Ho camminato in mezzo al vento, senza incontrare nessuno.

-         Sembrano fantasmi incapaci di parlare.

-         Vogliono solo attenzione.

-         Non sanno capire.

-         C’è dell’egoismo.

-         Esibizionismo e vanità.

-         Si atteggiano.

-         I più stupidi credono nella calunnia.

-         E con questa immagine nella testa si esibiscono.

-         Non c’è nessun altro.

-         Che vogliono, disturbano.

-         C’è troppa cattiveria in questa ignoranza.

-         Non c’è misura, non si può pensare la cattiveria.

-         Come il crimine.

-         È un concetto che non esiste, c’è perdono.

-         Il vuoto della stupidità: come dire i crimini.

-         Ci sono solo stupidi.

-         Si sentono delle voci.

-         Non può essere siamo su queste pagine.

-         Qualcuno parla fuori da qui in un’altra stanza.

-         Non la sento.

-         Non la sento.

-         Non si sentono più quelle voci.

-         Parole indistinte.

-         Non capisco che cosa cercano.

-         Ieri ho camminato.

-         Mi chiedo spesso quando ci si siede.

-         Il cibo per lo più lo si compra.

-         Si getta molto cibo.

-         Non so perché.

-         C’è molto da dire e da fare.

-         Credo che vada compreso.

-         Non sanno amare, non sanno perché dire il vero.

-         Hanno tradito la loro coscienza.

-         Per essere libri usano un’altra lingua.

-         Chi?

-         Già è sbagliata questa espressione.

-         Chi soffre abbia un po’ di redenzione, che creda.

-         Chi dice il vero che sia compreso.

 

16/dicembre/2007

 

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