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Patrizio Marozzi
L’articolario di gaghemusca. Riflessioni
2007 gennaio 2009
vol. primo
Le
pagine che seguono sono formattate grezzamente. Tali riflessioni sono parte del
composito spazio del blog Gaghemusca.
Ti vedo ah ah ah! Contemporaneo ti
dico.
Certe volte sembra proprio, sia quasi assoluto il
menefreghismo, senza sapere in che modo guardarle le persone, ci sono cose che
sono passate addirittura da quelle nuove, senza che costoro ne abbiano saputo
niente, e non capiscono quelle nuove, spesso agendo come se quelle passate non
siano esistite, e ci si mette nella situazione, nella posizione precedente
l’avvenire di queste. Certe volte questi mondi debbono comunicare, e certe
volte non per spazio e cultura e la comunicazione invece di andare verso la
conoscenza, trova perfettamente indifferenti, e senza curiosità, cosa che rende
difficile anche il processo della comunicazione. Quello che così, spesso
avviene,è la perdita di una libera condivisione, disinteressata, nelle emozioni
nella partecipazione dell’ascolto, nella comprensione dell’amicizia o del
rapporto privo dei ruoli di potere. Certe volte non si immagina il punto di
vista in cui è visibile una persona, come se non ci si vedesse, che soltanto
attraverso il “filtro dell’interesse”. Gli avvenimenti così non nascono da un
vero silenzio e non si aprono ad un vero suono.
APRIL 17, 2007
Mi sono chiesto, e mi sono
detto "osservando" la lingua polacca, non conoscendola in fondo molto,
ma credo lo stesso rivelando, in particolar modo nelle traduzioni in italiano,
il suo acume di semplicità, l’atto di profondità del testo è indubbio che abbia
la sua importanza – e allora l’acume di semplicità appare ancor di più.
Questa piccola premessa per una semplice riflessione; su un breve sguardo tra
le forme del significato e la sostanza "non solo espressiva" in cui
sono. Sono partito da questa riflessione sul polacco, pensando ai testi di
alcune poesie di Karol e al teatro rapsodico – in esso nella sua
scarnificazione delle scene, costumi e gesti, per la poesia stessa della
parola, quasi a cercarne il significato più profondo, c’è un avvicinamento tra
la franchezza e il suo significato, che avvicina molto, la franchezza della
rappresentazione e la lettura di un libro - ora non parlerei molto delle
possibili similitudini, lungo, la storia del teatro, ma è indubbio che la sua
valenza con il termine dell'espressione del polacco ha avuto la sua franchezza
di significato. E mi viene anche un ricordo, da cui ho avuto una mia
impressione, sulla ricerca della scarnificazione del linguaggio, non insolita
in Harold, (o almeno ne ricordo un'altra) ma ora sto parlando di polvere alla
polvere, interpretato in italiano, su sua regia, con un attore polacco e un'attrice
italiana.
Ed ora vorrei pensare, un attimo, alla ripresa del significato, in movimento,
per mezzo di una macchina per la ripresa e qui la questione è cosa si guarda e
quel che si guarda come comprenderlo? E allora a me in questo momento mi piace
guardare il piano sequenza e l'inquadratura fissa insieme, in ciò non ci sono
rapporti con la realtà propria, per esempio non si può immaginare di guardare e
toccare - e allora l'osservazione del significato in questo limite deve essere
visibile il più possibile; non si può neanche per esempio dire che è come stare
con una persona, o parlarci al telefono è proprio altro e cerca contenuti
propri. In questo può esserci lo sviscerarsi di un significato vero profondo e
alto, in questo momento riesco a guardare solo i film di Ingmar Bergman. (non
proprio, ma è così)
E la curiosità Kieslowski, qualcuno dirà qual è? Che il primo film della
trilogia dei colori è la doppia vita di Veronica, il secondo, il film rosso,
poi il film blu e infine il film bianco.
FRIDAY, APRIL 13, 2007
il mondo non sceglie e la persona?
Ah questi che agiscono
affinché la parafrasia sia nella nuovo/a forma del linguaggio la parafrasi
accettata nel suo standardizzarsi e uniformarsi al nuovo significato. E
lascerei un po’ da parte tutti questi, tutti, che agiscono per competizione del
modo della parafrasia, tanto da indursela il più possibile e schematizzarsi in
una parafrasi siffatta.
Ma vorrei dirti semplicemente, e penso che succeda anche a te, o sbaglio?
Sì Sì, proprio, ma….? Cosa, voglio dire
No! Dicevo che ogni tanto ci si confonde, mi succede.
No! Anche io dicevo, parlerà di questo.
A parte la distrazione, è che con tutte queste domande e desiderali allusivi e
illusivi – oltre che cafoni, spesso “il perché” di tali desiderali va a subliminalizzarsi
e si risponde istintivamente proprio come abbiano fatto tra noi.
È la velocità degli stimoli della competizione. Che disarticola l’articolo e lo
rende astratto, sul termine astratto della lingua usata.
Già forse ci vuole un po’ di pausa – rallenta la domanda – e parla e magari
dire:
Perché dicevo che ogni tanto….
Ché anche io dicevo…
Comunque la libertà si salverà!
APRIL 10, 2007
O quando la musica era come
il rock il concetto di rumore come suono tonale non elettronico, stava già ai
primordi dei tempi come masse sonore composite della composizione degli
strumenti, la rivoluzione del rumore come suono all’interno di un progetto ed
esecuzione pienamente espressiva, come dare al rumore puro al di là degli
strumenti tonali tempo e struttura all’interno della musica?! Senza raccontare
tutta la musica moderna e senza disturbare Cage o Stravinskij, tra gli altri.
Dico che quando facevo il rock sta in questo contesto, pur restando puramente
nella dinamica compositiva ed espressiva del rock. Cito l’opera successiva (se
non ricordo male) City Life di Steve Reich – che pur apprezzandola, non me
voglia il suo autore trovo decisamente più commerciale della mia.
Un rocchettaro vero].
Strumenti usati nella composizione: Due sintetizzatori analogici, con
possibilità di intersecazione di uno nell’altro. Sportello di scrivania,
rubinetto aperto della vasca da bagno (ero vestito, non fantasticate in eccesso
di realismo musicale). Calcolatrice elettronica da taschino – tamburello in
pelle d’asino, per gioco con pallina.
A
Luglio in opere musicali, in 128 kb.
aprile
che ti faccio con la lingua
Molto brevemente “rispondo”
che in definitiva tutte le ipotesi linguistiche non solo nell’analisi
epistemologiche, ma anche di possibili sviluppi in particolare “generatistici
sono “già” nella lingua italiana – Di fatti non solo per evoluzione storica,
nei processi di evoluzione del latino fino all’italiano, ma anche come dal
propagarsi delle influenze latine nelle varie arie del mondo – L’italiano come
lingua a priori, del concetto storico unisce profondamente la ricerca libera e
la creatività adattativi inglobando in essa e trasformando in italiano idiomi
di altre lingue, per processo naturale fonologico sintattico non coattivo, fino
all’evoluzione grammaticale del termine nella naturale ortografia fonologica
dell’italiano – L’italiano naturalmente non si propaga in altro modo che per
libertà naturale del processo linguistico. In linea generale è osservabile che
in tutte le molteplici aree d’influenza latina c’è un naturale processo
intuitivo deduttivo dell’italiano verso la fonologia espressiva di queste
lingue, cosa più difficilmente avviene da queste lingue verso l’italiano – Se
intuitivamente, per esempio un francese non comprende uno spagnolo e viceversa,
l’italiano fonologi-camente è molto vicino alla sintonia interpretativa verso
entrambe le lingue, e solitamente per naturale espressione della formazione
dell’italiano culturalmente predisposto all’interpretazione culturale
dell’idioma delle altre lingue.
Ora, qui molto brevemente apro una “parente” come disse Totò a Peppino, nel
film: Totò Peppino e la malafemmina.
Ora non solo per ricordare tutte le altre lingue e dire che quando si vuole
dare e amare ci si comprende sempre – Ma in una aberrazione dell’immagine in
cui gioco forza è finita la lingua inglese – In tutto il pianeta sul piano
della comunicazione, è avvenuto che l’accelerazione della comunicazione ha
generato sistemi che determinassero una omologazione e uniformità dei sistemi
dell’immagine usati per essa – Ciò non solo sul piano delle funzioni sociali,
ma a livello delle percezioni dei sensi e degli stimoli, in definitiva, per il
controllo, in definitiva coattivo dei desideri e per essi delle spiegazioni
delle varie contrazioni di potere e generazione del controllo del potere.
La metodologia più usata e sviluppata su un procedimento acritico, più che
altro da studi sul condizionamento, è quella del formato – e poi quella del formato
per il desiderio – È pressoché oramai evidente a tutti che il conformarsi e il
ripetersi associativo di immagini similari e spesso confusamente uguali, porta
ad un rapido assoggettamento – E allora è possibile vedere per esempio,
programmi T.V. completamente uguali dalla scenografia alle pause scritte sul
formato del copione, con relative espressioni, praticamente in ogni parte del
mondo; e all’interno di ogni nazione tale metodologia ripetersi per altri
programmi, ma soprattutto modalità di “spiegazioni”. In questo accademi-smo
“ante litteram” (avanti lettera – antilettera Aldo Gabriellli) che produce un
senso delle funzione per mezzo di una epistemologia e artifizio che esiste
vieppiù per spiegare come avere più profitto da un assoggettamento consapevole,
utilitaristico materiale, e dare solo apparenti variabili a tale fenomenologia,
per riprodursi e strutturarsi – in assenza di autori liberi e della libertà
dell’autore – Ora come dicevo si sta usando una “parente latina, la lingua
inglese, che rende omologante l’atteggiamento del termine – in un empirismo
astratto, che rende astratto e più eludibile il significato del senso a favore
della superiorità dell’atteggiamento – Per esempio quello che sta avvenendo in
Italia è a dir poco grottesco e molto demenziale, una mania” di assoggettamento
del termine inglese per sentirsi internazionali nella forma dell’immagine – Ciò
ovviamente non accade, nelle aree o persone linguistica-mente più creative
dell’Italia – In sostanza è un po’ come il formato in cui è costruito il cinema
dell’immagine, dove non è universale il contenuto, se non per banalità o
violenza degli istinti, ma è internazionalmente riconosciuto l’attore o
l’attrice – E oramai il cinema è tanto da formato che il “da sempre eccezionale
doppiaggio italiano, potrebbe essere formato dalle stesse frasi per ogni film.
Comunque con il tempo la naturale evoluzione linguistica dell’Italiano
riprenderà la sua universalità che ripeto naturale – Non solo perché si estende
a tutta l’Europa e oltre, ma perché è proprio naturale – e del resto mi vien di
riflettere, molto brevemente e pensare a quando” mi piacciono le Tedesche – e
proprio pensando al “tedescho la sua evoluzione ortografica non protende
proprio verso quella italiana – e per esempio per “aggettivi.. non ascoltiamo
un greco degli stai uniti quasi capendolo come un francese – e la stessa
america degli stati uniti, sintatticamente non è più vicina all’italiano che
alla sua lingua madre inglese – “… chissà quasi si sia ripetuto, in breve, il
miscuglio di lingue – ma ancora troppo “nazionalistico?”
E le lingue ispaniche non stanno proprio lì affianco, tra l’italiano e il
latino.
E campalinisticamente non possiamo giocare anche con gli arabi, quasi che
qualche suo poeta dicesse di essere meglio di Dante perché il suono è meno
compitato.
Viva l’italiano universale viva la pizza e il mandolino.
E in goliardia dico ai tanti che pensano di sapere bene l’inglese; son sicuro
che per sensibilità ed intelligenza qualcuno che ne mastica poco, potrebbe
capire meglio di voi certe raffinatezze dell’inglese nel Giulio Cesare di
Scespir”.
Come compendio a questa mia dico di leggere il lemma di Chomsky Noam
dall’enciclopedia garzanti di filosofia 1981 1993 … e il capitolo breve
intermezzo sintattico, dal libro di Bruce L. Derwing – alle frontiere del
linguaggio –edito da Laterza 1979. forse integrerò ciò più avanti, senza il
bisogno di capirli per forza.
Cordialmente
Patrizio Marozzi
Con tanti auguri di buona Pasqua.
MAY 14, 2007
Ricordo esattamente che
prima che sapessi leggere la scrittura alfabetica, leggevo i giornaletti, così
si chiamavano, a fumetti guardando solo le figure, era bello guardare le figure
e interpretare la storia, si può dire che andavo alla velocità dell’immagine
dei disegni. E ora mi viene in mente i termini, suoni onomatopeici dei fumetti;
che se non sbaglio in un gioco musicale hanno ispirato, qualcosa eseguito da
Cathy Berberian – o “Steine” Vasulka che in un’opera video di cui ora, non
ricordo il titolo, si esprimeva sul tempo e l’immagine attraverso l’azione del
suonare il suo violino. In sostanza per dire come la realtà dei fumetti abbia
la sua realtà, ma in una cultura basata sull’apparizione delle immagini la
virtualità dei “fumetti” è sia proprio la realtà con le persone, e forse questa
virtualità va alla velocità delle immagini senza le parole scritte nel fumetto.
E non parlo del mondo degli oggetti di uso ben determinati, dove in definitiva
i virtuali del fumetto immaginano astrazioni che cercano di esprimere con
comportamenti che la società della comunicazione “si immagina” inquadri in
fumetti significativi. Ma appunto sono – essi – certi comportamenti come
espressione d’immagini che si leggono oramai senza fumetto, e in questa realtà
virtuale sembra sfuggire chi siano gli autori dei disegni virtuali. Per esempio
immaginare gli ammiccamenti e gesti di attenzione della seduzione – uomo o
donna – come forma in fondo della vanità di un qualche potere nell’essere
guardati – e quelle giovani adolescenti che come piccole dee mostrano i fondo
schiena e i segni intimi dell’inguine (in Italia, e negli anni passati anche
con il freddo invernale) – quando spesso non sanno parlare per comunicare, ma
basta essere “guardati” senza una vera relazione con il dialogo dei sentimenti,
della sensualità e dell’intimità con il pensiero – ma non solo le giulive
adolescenti o adolescenti, come gli adulti quando è così non sono forse
virtualità dei fumetti senza avere il fumetto – e il mondo genitoriale, così
spesso così psicologizzato [ da introiettare i propri ruoli, sulla spontaneità
propria dei sani bambini, come riferimento e alter ego, quasi continuo = sesso
dell’immagine” come associazione e riferimento della loro immagine, proiettata
o interiorizzata dal bambino – come tecnica di riferimento e veridicità, per la
“psicologia” e della tecnica di riferimento per il comportamento, su cui
inquadrare la giustezza dei propri comportamenti. Che scienza e che
scienziati.]
Dove sono i fumetti del disegno di queste virtualità, forse un po’ scarse di
libertà e amore? si leggono alla velocità della loro virtualità e non
rispettano la realtà dei fumetti d’autore, e l’ironia è che il peggio è già
passato. Ma!
Guardate
quando è bella è lei Eloisa, è come tutte le altre ma diversa da tutte le
altre, amabile ed adorabile.
Guardate quanto è bello è lui Abelardo è come tutti gli altri,
ma diverso da tutti gli altri amabile ed adorabile.
Sono Universali. Sì e No. Secondo Abelardo né sì né no ed anche secondo
Eloisa. Chi lo dice, il mio locutorio illocutorio inventato e non vorrei essere
stato perlocutorio, magari per qualche giovane piaget-ianamente.
E in effetti se Abelardo si trovava da solo ad amare Eloisa, per
quale assurda pretesa si doveva pensare solo sociale il loro pensare. E con
quale concetto si è trovato con l’evirazione per avere amato Eloisa?! E a
questo proposito fa proprio bene Wittgenstein a dire di essere stato un
superstizioso nei concetti del suo Tractatus – anche se lo stare zitto quando è
vero è più che sensato. E qui è d’accordo con Abelardo parlare per dare
significato a quel che si dice, ed essere sinceri per fare quello che si dice
ed avere una coscienza - e già questo basta, ma dice ch’è nella pratica del
linguaggio che si verifica e c’è il contenuto e il suo significato – vorrei
sapere se gli è venuto in mente l’italiano o la vox (voce).
So ormai per esperienza, che se Wittgenstein scopriva la mistica
di Abelardo l’essere contemporaneo ancora non comprende l’umile Socrate con il
suo sapere di non sapere, né Einstein che dice che la pace serve anche ché le
persone comunichino e che non siano solo delle immagini interlocutorie senza
illocutorio: troppo nominali e dei realisti esagerati.
Bisogna fare accadere le parole anche in Silenzio “Come la
passera di Eloisa e il merlo di Abelardo.” Il linguaggio è universale senza
bisogno di essere universale – e le parole sono un po’ più leggere senza
bisogno di mentire. (O torniamo a scrivere in un modo e parlare in un altro per
ascoltare senza ascoltare suoni disgiunti, viva l’onomatopeica, viva la
libertà.) però vedete come è un po’ o un bel po’ sporcacciona l’etica – quasi
che le parole vere non ne hanno bisogno – Ma che filosofia è questa!?
Viva la Virtù.
Maggio
Chi ama è libero
L’arte del sistema è d’intrattenimento, non è
difficile in fondo riconoscere tale arte, come del manifestarsi dell’arte della
rappresentazione della tecnica. L’artista non cerca più di comunicare valori di
libertà umana, ma mostra gli effetti del condizionamento della tecnica, nemmeno
svelandoli ma mostrandone i risultati estetici, come espressione di propaganda,
fino ad essere accettati dalla convenienza del consenso, che non riconosce il
valore dell’arte, ma della tecnica riprodotta finta liricità – Tale espressione
negli ultimi tempi oltre che mostrare assurdità estetiche come fenomeni del
paradosso estetico sull’uomo – vedi la bella Orlan e i suoi bitorzoli – forma
da parte degli artisti di sistema o regime, l’ostracismo verso la libertà e
crea una vana nomenclatura della vanità, come fenomeno contrario dei valori
spirituali della persona libera. Un non confronto per il riconoscimento
profittevole del sistema, pubblicità soldi e vanità, competizione e invidia, ed
indifferenza della verità – questi sono tempi e luoghi, in fondo mai esistiti,
sono solo come un sondaggio d’opinione di propaganda, che va a verificare,
solo, quale sia il fattore dominante, di un tal processo condizionante –
un’astrazione partecipativa del niente, senza rapporti umani liberi o autentici,
ma ridicolmente interessati. Parlare oltre, significa parlare dell’indifferenza
dei soldi, ma non interessa l’indifferenza – è sempre stato così, si ingozza.
P.S.
In Italia c’è un mondo della conservazione
dell’arte, bello, ma che si può migliorare. La libertà non ha bisogno di essere
conservata va vissuta e fatta vivere da ogni persona, con profondità.
JULY 14, 2007
Tutti sembrano sapere la
storia dell’orinale Le mut, ma quel cha accade il giorno dell’inaugurazione della
mostra concorso, a cui era stato inviato, nessuno lo sa, be’ io lo so perché
c’ero. In effetti come si dice l’urinale le mut era stato messo, proprio in un
luogo appartato dell’ambiente espositivo, e proprio dietro un paravento. Al che
io (credei) credetti proprio di trovarmi in un ambiente adatto per il mio
bisogno, che fu copioso e abbondante d’acqua, poi mi accorsi che la mia
pisciata era tutta sparsa sul pavimento. Fui salvato dall’entrata nel locale di
un grosso cane: un mastino napoletano a cui fu attribuita l’enorme pisciata.
Alcuni anni dopo conobbi un’artista che mi donò un paio di pantofole e che
firmò con il suo nome, come oggetto d’arte, e la cosa strana è che non erano
nemmeno della mia misura, ma della sua: narcisismo di donna o d’artista, in
questo caso lo stesso.
Poi ora il fatto più interessante, quello che sull’ipotesi della vendita della
fontana di Trevi, in Roma, di Totò. Sembra che il punto di vista sia diventato
un nuovo brevetto. E fatto sta, che su una riproduzione del computer, si possa
avvalorare la tesi del brevetto. In tale ipotesi io ho riprodotto con pittura
l’immagine del golfo di Napoli e dintorni, fatta al computer, in tela con
dipinto ad olio e brevettato il quadro, all’ufficio brevetti – e pertanto il
golfo di Napoli, Napoli e dintorni sono un mio brevetto, insomma come da quadro
l’ho fatti io.
ULY 03, 2007
Disse!
Già quel giorno che Woitila chiese scusa a Galileo Galilei e lo disse a tutto
il mondo, come se in fondo così il mondo sapesse già esprimersi in altro modo.
Di fatti oggi non ricordo se sia il sole o la terra a girare. Ma ora come
allora, la quantità o la massa fanno opinione e non è detto che ciò corrisponda
alla verità. E qui in fondo voliamo basso la conoscenza scientifica per lo più
apprezza la natura, ma il suo concetto può anche disprezzarla. Galileo s’è
beccato quel po’ di situazione su un concetto d’opinione, per conoscenza,
un’idea diversa dall’opinione della massa. Del resto qualcuno con lo stesso
convincimento di Galileo, pur non essendo Galileo si sarebbe trovato o si
troverebbe a sapere qualcosa che la massa non sa. Insomma Woitila ha chiesto
scusa al mondo o credo abbia inteso così, per essere stata la chiesa
un’opinione di massa quantificabile; in riferimento alla qualità non
quantificabile di Galileo, seppur soltanto in un’idea scientifica.
Ora siamo sinceri il disastro della storia come “quantità” che fa opinione ha
dato sempre delle grandi esaltazioni, portando le esigenze materiali dell’uomo
sul piano di una dialettica, spesso a discapito delle deduzioni vere di poche
persone libere e “semplici”. Continuando a volare basso, al di là della libera
Bontà, dove il cercare di vivere la qualità non dà semplicemente adito alle
conseguenze vicendevoli limitanti e giustificatorie della ricchezza e della
povertà.
AUGUST 27, 2007
L’Ideale quotidiano
L’ideale è una necessità sempre costruita, che spesso, purtroppo, sviluppa la mancanza che si vuole compensare. L’ideale nasconde egoismo e più l’ideale è alto più l’egoismo può essere assoluto. Ci si deve chiedere se spesso non sia utile e reale più sincerità e gentilezza per un po’ di qualità in più nella quotidianità. Per il resto un po’ più d’armonia aiuta, non fosse altro per il bisogno di non essere superficiali di cui l’armonia abbisogna, e soprattutto spesso a non sopperire a tutti gli ideali nascosti della vita quotidiana e il suo egoismo, altro possesso e illusione, o certezza fanatica, o vanesia superbia.
E allora se esistesse Dio o Dio esiste
L’onestà, la sincerità, l’amore evangelico non sono un ideale, ma un atto concreto verso se stessi e il prossimo, anche come presenza che spesso delude (e qui c’è un gran mistero, forse). La bellezza è una realtà nell’espressione della fede. Nella ricerca dell’espressione. E tutto questo va vissuto profondamente, nell’intimità personale e con il prossimo. Per tale parafrasi finale, così questo scritto può essere considerato un enunciato, ma che ritorna alla bellezza come realtà intima di chi lo vuol vivere. “la libertà dell’espressione e la sua analisi o meditazione.”
Tutto quel ch’è vero è già vero, fosse antico come le
montagne, o vero come nessuna immagine del tempo, ma come del tempo la
rappresentazione di tutto il vero, non ha né tempo né spazio né peso, ma
stranamente ciò che non appare si manifesta, molto silenzioso, molto
silenzioso. Solo e soltanto. L’ideale è un mistero che spesso annebbia la
sincerità. E l’amore? O l’egoismo. La sincerità. C’è bisogno di un punto, che
non ci dà Gesù Dio: la sincerità perché l’ideale
Grazie e tante scuse.
AUGUST 25, 2007
solo con delle stasi di cui il singolo individuo deve liberarsi, per essere migliore, vero.
Sinceramente,
“diciamo”, che per quanto mi sforzi il problema dello schiavismo e del razzismo
derivante, dell’era così detta ultima, è qualcosa ch’è altro da me come
italiano. Tale situazione per me contemporaneo è visibile all’epoca dell’impero
romano. E nella fattispecie io essendo cristiano, sarei stato mangiato dai
leoni al Colosseo, ma! E va detto, per riflettere brevemente anche all’epoca
dell’impero romano, non è che il mondo si chiamasse Italia. Per l’appunto le
persone che hanno vissuto in Italia che si sono fatti italiani, stanno su un tempo
che non li connota esattamente in nessun periodo storico, (sono paradossali,
può darsi). Del resto tutti i poteri nel tempo hanno voluto l’Italia, si sono
chiamati in molti modi, ma l’Italia e l’italiano sono sempre stati, in certo
qual modo, su un’altra posizione. La schiavitù è lontana, tanto lontana, anche
quella di chi possedeva un “pezzo” del suolo italiano, possedeva chi vi
lavorava. La sua fine, la servitù della gleba, risale al 1256 circa. I mondi
dello sfruttamento si sono manifestati, certo, ma la schiavitù in terra
d’America, a me sembra più di epoca romana. L’Italia da quando nazione, ha
avuto il concetto coloniale per breve durata. Questo indubbiamente è un breve
epilogo riassuntivo. Per dire in definitiva che il mondo del razzismo americano,
ha concetti molto lontani, in Italia. Ma del resto cos’è che avvicina i mondi
contemporanei; “l’esaltazione del progresso economico”. Tutte le immigrazioni
nel mondo si identificano in ciò.
E quando, condivisione di pensieri, di sentimenti,
di Anime c’è? Poca.? Per lo più il progresso stretto, materiale determina un
atteggiamento di superiorità per mezzo degli oggetti, spesso a discapito di
quando detto appena sopra.
Il mondo così non è più spontaneo, ma
conflittuale. E c’è sempre più superficialità, maleducazione, esibizionismo,
questo atteggiamento ignorante e volgare di superiorità. E allora l’essere
umano deve essere se stesso. E che succede negli Stati Uniti? Potremmo dirlo
con il regista “pieno di soldi”, di "colore Spike Lee", con il titolo
in italiano del suo film, “fa la cosa giusta” (Spike Lee, fai un’offerta sul
mio sito).
Ma questa qui, mia è anche per citare due libri
che sono bella letteratura generata da questo grande dramma: l’Uomo Invisibile
(Invisible Man) di Ralph Ellison e “Cane” (Canne) di Jean Toomer.
Alcune pagine dai libri: nel blog
AUGUST 08, 2007
È ora di finirla con
olocausti e sentenze è ora di vivere la vita con rispetto e intelligenza. Gesù Cristo
non si è “immulato” (scusate l’errore goliardico) per Dio, ma a causa e per
l’essere umano (e per la dimensione spirituale tutta). Il termine olocausto è
un termine che nessun cristiano sano di mente dovrebbe usare. La ricompensa per
chi subisce il male Dio la saprà. Ma con l’atto di Cristo finisce ogni ipotesi
di Sacrificio, ogni atto di violenza è un sacrilegio verso Dio e l’intelligenza
umana. Con quale coraggio o ignoranza si può pronunciare la parola Olocausto
per il genocidio degli ebrei, nella seconda guerra mondiale. Questi benedetti
ebrei che tanto “Sono stati viziati da Dio”. Finalmente nella diaspora
tornavano in certo qual modo al profeta Samuele e si allontanavano dal
“tradimento, con pazienza accondisceso da Dio, di darsi dei re “sociali” a sua
rappresentanza.
Così diffusi, nel mondo sociale gli ebrei, tra riti e “ora gli stessi peccati
del mondo. Eppure ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso,
erano per essi come per tutti ineludibili, chiari da qualsiasi pregiudizio come
preconcetto. Tanto che per le persone di fede, ebraica credo, il concetto
biblico del decalogo doveva di già trovare espressione nella coerenza a Dio; e
non nel giudizio umano parziale e sostitutivo. (non uccidere era un concetto
definitivo, (misericordioso con Gesù Cristo).
La “Storia” generò un’immane tragedia sul mondo e gli ebrei furono
pazzescamente usati. E qui subentra il concetto d’individuo, di persona, quale
era ogni persona che ha patito quel fare tragico del genere umano.
Ed io penso ad Etty Hillesum che accondiscese agli insegnamenti più alti tra la
persona e Dio, perdonò e amò nel rispetto del significato di Dio, visse la sua
condizione con umanità; e spera che la bellezza con cui lei tanto aveva voluto
essere, la possibilità e la libertà di scrivere, sia una meravigliosa cosa per
cui gioire. Un po’ di bontà non guasta mai.
La pace come espressione.
SEPTEMBER 13, 2007
Eventualità, possibilità,
necessità, possibilità. Dare possibilità, o coercizione per necessità.
Con coercizione per esempio le parole sono: come scortesia, falsa educazione,
arroganza, educazione egoistica (maleducazione), controllo del fare e controllo
aprioristico.
Con possibilità: libertà, sincerità, pace, comunicazione spontanea,
condivisione conoscenza.
Va detto in definitiva che l’amore supera il concetto linguistico. Dando alla
sua variabilità, un contenuto di capacita non determinato,
aprioristicamente-socialmente.
Tali terminologie per lo più sono quelle che determinano il movimento stesso
delle persone nelle varie circostanze, persino nel decadimento
nell’atteggiamento. Che spesso traveste queste stesse parole, con una modalità
di fastidio o disturbo, nell’ambivalenze tra superficialità e fanatismo.
Vengono spacciate molte cose necessarie, nella coercizione della necessità,
negando e spesso falsificando la terminologia delle possibilità, come delle
possibilità esistenti, o come vissuto che cerca la possibilità, questo agire
determina squilibrio oltre che “terminologia astratta” per sostenerlo, una
consociazione dei termini e del movimento, per adempiere alla necessità come
fattore predominate della struttura sociale consociativa, dove l’individuo
stesso deve sottostare a tale astrazione e controllo: mancanza di conoscenza
nella reciprocità, un attrito dei sentimenti oltre che dei movimenti. L’utilità
non acquisisce valore, ma volontà.
Altresì la scelta comporta libertà e reciprocità oltre che silenzio nella
possibilità personale, che così conosce, ascolta comprendendosi.
E di questi tempi viene da chiedersi, sin dalla mattina, per esempio, la
postina è una coercizione funzionale o una possibilità? dipende molto dal
comportamento, che per esempio induce, nell’eventualità che ti consegni la
posta, per esempio guardandola mentre arriva, nella possibilità che ti abbia
consegnato la posta, posta nella cassetta della posta, da osservare e
controllare. E per esempio nell’ipotesi della necessità della posta, o
dall’assenza della posta stessa da ricevere, come eventualità della postina di
esserci, ma di indurre alla domanda come evento che determina una relazione,
preordinata dalla necessità, o dalla possibilità. O semplicemente dal caso, e
nel qual caso senza bisogno di ricevere o no la posta. E qui per esempio la
funzione finisce e non può prevaricare. Il breve esempio della postina,
poc’anzi detto, è un breve tratto ipotetico. Ma la concretezza della persona e
delle persone che ambiscono non solo alla funzione della possibilità, ma alla
possibilità della proprio scelta nella consapevolezza della libera responsabilità,
vi può anche far riflettere, sull’aberrazioni umane che vengono “spacciate” per
necessità e sull’ottusa incomprensione che spesso vuole opporsi alla naturale
possibilità; alla possibilità di conoscere il valore della libertà e della
pace, come possibilità che determina equilibrio, che apre i confini e fa sì si
possa dire ama se stesso.
OCTOBER 31, 2007
Il mondo
dell’incomprensione sul piano sociale alcune volte è palesemente assurdo.
Mi riferisco alla “grandezza” di alcune opere letterarie. Quando la realtà
sociale è palesemente assurda e normalmente vissuta dai più (o purtroppo). Bene
certi libri esprimono con la bellezza quel senso profondo dell’essere che si
confronta con l’altro.
Ora premesso questo qualche tempo fa ho scritto in alfabeto latino ad un forum
in alfabeto cirillico, un forum russo. Mi hanno risposto che i testi venivano
pubblicati in alfabeto cirillico. La qual cosa mi stimolo nell’intenzione di
scrivere delle poesie con tale alfabeto, allora ho preso la rilettura di poeti
con testo a fronte con il segno cirillico. Mi sono anche ricordato di avere
degli appunti di una studentessa, studente universitario, e fotocopie sulla
grammatica russa. In mezz’ora mi sono letto tutte le lezioni e sono rimasto
colpito dai termini – perfettivo imperfettivo e dativo, per esempio. Come non
pensare al film - La romanza degli innamorati - di Concialoschi (in italiano).
E tra i bei poeti mi è andata la memoria alla poesia Farfalla di Josef Brodskij.
E come non pensare anche a quel perfettivo che cerca di liberarsi dalla
socializzazione, al volgere di quella farfalla. In effetti per l’assurdo e
l’incomprensibile, dopo un anno che ero nato, nel millenovecentosessantaquattro
Brodskij veniva ritenuto in unione sovietica un fannullone e come tale
condannato per parassitismo sociale. Ecco chi sono quelli che trovano certa
letteratura difficile. Ho detto.
Del resto la pangenesi dell’atto assurdo nella bellezza è per far sì che
“l’assurdo normalizzato” trovi la consapevolezza nell’individuo. È un rapporto
tra la poetica individuale dell’artista e la liberazione individuale della
persona. È anche interessate leggere il senso che dà Brodskij di ciò nel
discorso fatto per il suo premio nobel.
Ed allora perché non accada che l’individuo nella sua singola - bellezza perda la libertà, la sua coscienza e non si accorga e non comprenda quel che accade: Trovi la libertà per essere.
Il graffio fotografico
C’è stato il bellissimo film: Edvard Munch di “Peter
Watking”, (dogma cinema ante litteram?); come del resto Serrano [non può fare a
meno] di Joel-Peter Witking; come ad evidenziare che la
poetica dell’avanguardie, non sempre è soltanto dell’autenticità dell’artista.
Del resto se le carcasse dei cavalli squartate – simbiotici umani – di
“Witking”, cercavano di dare una sensibilità ad una società impazzita. La
statunitense. Serrano cerca la contemporaneità, come “pantetesi” del
quotidiano. E c’è un ambito fotografico, una ricerca “dell’ombrosità
fotografica” (snaturate trasparenze) del soggetto umano, ad espletare la crisi
del “soggetto, ma ciò può abbinato ad un estetismo manieristico, sfociare in un
cliscé” “contemporaneo”. [Come per dire] (un’avanguardia che cerca l’altro
dall’assenza di poetica della body art). Ma il coraggio ancor di più è nella
poetica e lirica personale, che cerca la verità, che si dà per ricerca più
autentica. L’artista.
“Tornando” alla grande crisi del comportamentismo psicologico”, analizzato
dall’arte fotografica quasi oramai come deviazione scientifica non si può non
ricordare, il fotografo William Klein, per esempio il suo film: “la coppia
Modello” – La couple témoin – soggetti umani chiusi e modellati per il
prototipo di una cattività sociale. Fino alla caducità del cinema di propaganda
con il film: “The Truman Show”, che ha evidenziato la destrutturazione della
tecnica del comportamento, già sviscerato nel film di Klein. Mostrando il reale
accadere di tale tecnicismo, dove in ragione di sostenere la menzogna, “nel
film”, gli umani si comportano di conseguenza attraverso il tecnicismo delle
varie metodologie in atto nella società, per il controllo e la gestione dei
comportamenti.
La fotografia ha bisogno del suo autore, mentre l’immagine ha bisogno solo
della conseguenza.
Socrate - La tragedia senza teatro.
Perché è stato ammissibile che la polis condannasse Socrate, ed è ancora ammissibile che la politica in sua vece possa condannare Socrate in ragione del suo essere. Se Socrate in ragione della virtù dell'altruismo ha dato a Dio il concetto di significato del suo chiedere in mancanza di risposta della politica della polis che si informava e decretava in ragione di un'astrazione egoistica che gli ha chiesto la vita - in questa stessa ragione Socrate a rimesso il suo stesso atto di ragione, nel suo stesso concetto di virtù altruistica verso un concetto quello politico che non è più soggetto alla polis della politica, ma della virtù stessa della persona di Socrate. In questo caso il concetto di chi lo ha giudicato era nella politica dell'egoismo, ma se la politica è servizio, ma serve l'egoismo e non la virtù in quanto/do di Socrate perché di Dio, la polis ha rapporto con Socrate e la politica con la verità della virtù del soggetto, sacrificando Socrate. La politica in quanto servizio non può servire l'egoismo e la polis politica non può ambire all'egoismo sacrificando Socrate. La politica così non ha un ente nella virtù ma nel Sacrificio di Socrate, che Socrate ha voluto scegliere, per il soggetto (disumanità!?). L'egoismo della polis politica: l'aggettivo qualificativo senza soggetto. O il significato della politica è come servizio che assolve alle difficoltà della comunicazione del soggetto ed evita la guerra in virtù del suo rispetto. Essere contrari all’egoismo è essere contrari al consorzio della polis quando la politica serve il suo egoismo, e chiede morti e sacrificio, può dirsi così che la ragione è ancora nella virtù o la politica e la polis condannano Socrate per assolvere se stesse e il proprio fallimento dell’ascolto della virtù.
NOVEMBER 18, 2007
Una volta si diceva, non
toccare l’acqua e la corrente insieme che da la scossa. Be’ in attesa di poter
mettere l’acqua da una parte e la spina dall’altra con la batteria all’idrogeno
e avere tanta energia in poco spazio. Mi viene da dire guardando anche le
meravigliose nuvole che saper produrre l’acqua è già una cosa molto utile. Di
fatti negli ultimi tempi abbiamo assistito – se ricordate veramente su tutta la
terra – a grandissime piogge, ciò molto probabilmente perché la terra ha
bisogno di ossigeno e cerca di ricavarlo dall’acqua (per qualcuno dico che
l’acqua per l’appunto è composta di idrogeno e ossigeno, le parti scombinandosi
si liberano nell’aria, ricombinandosi insieme riformano l’acqua). E allora in
che modo l’uomo può produrre l’acqua: per condensazione. Avete mai visto i
vetri appannati delle finestre, o della vostra auto (diciamo anche in certe
circostanze particolari, eh ehe!) ciò avviene per la “pressione” termica dei componenti
atmosferici di quel micro clima. Se per ipotesi usate un metallo “freddo” per
uno scambio termico, la parte esposta al caldo in una notte, con una differenza
termica di circa dieci gradi, vi produrrà giusto sulla superficie “minima” per
condensa, mezzo bicchiere d’acqua, forse un po’ meno (esagerato). E per esempio
con “appositi spazi” di condensazione una serra nel deserto arido e privo di
produzione agricola, potrebbe generare ambienti bagnati per un’irrigazione da
micro goccia, già collaudata, per produrre alimenti vegetali in “serra” o… . I
condizionatori termici per gli ambienti “bagnati” come sarebbero alimentati? In
attesa di meglio, per ora non resta che l’energia solare, o dove è possibile
con mulini elettrici, non solo in ipotesi di pale eoliche, ma appunto dai
leggeri generatori eolici sfruttare l’intramontabile scorrere dei fiumi. Se già
ora il movimento eolico di due pale ad alta efficienza è sufficiente per
l’energia annua di un buon paese italiano, figurarsi il loro moto per energia idrica,
fiumana. Queste piccole centrali già molto potenti nel loro essere, potrebbero
servire a quei paesi per esempio dell’africa, in futuro, a portare la corrente
elettrica in casa per far funzionare i piccoli generatori dell’elettrolisi
dell’apparato elettrico del generatore all’idrogeno, qualora essi stessi non
fossero già sufficienti (sembra) per poi riprodurre acqua a fine ciclo.
Insomma un investimento anche per il futuro (solare) e il presente. Mi rendo
conto che per un cittadino europeo, volendo è già ora possibile produrre
elettricità al di là della rete generale, ch’è utile per molti esercizi
collettivi. Ma in un paese africano è ancora indispensabile, credo, una
maggiore cooperazione. O forse già in Africa ….
NOVEMBER 11, 2007
Ora il televisore ha scindo
il suo uso esclusivo dalla televisione – ché di fatti può essere “acceso” anche
senza la televisione.
La televisione ora forse per questo, più di “sempre”, spesso se non sempre per
conseguenza pubblicitaria dà all’esibizione la “facoltà” di personaggio – dove
in un mondo informatico gli oggetti sono diffusi nella loro “immaterialità” con
i contenuti che li determinano e quando artistici ancor più impalpabili
materialmente sono i puri concetti espressivi – questi oggetti virtuali, queste
carte e supporti informatici, che una volta trasferitisi possono essere
trasformati e ritrasformati in oggetti tattili con supporti “materiali”
“scritti”. In questo contesto viene da pensare se l’espressione è il contenuto
concettuale espressivo: il personaggio televisivo – esso è ora un oggetto
virtuale, o la sua immagine si scinde dalla realtà che una persona ha? Di fatti
la televisione sempre più, più che per espressione dell’autore si determina per
competizione pubblicitaria e argomenti persuasivi con il cercare di fare
contenuto in ragione di rendere protagonisti, e per associare l’appagamento
pubblicitario come possibilità di libera espressione. (sempre più spesso anche
nella diretta – la pubblicità per rimanere informazione ha bisogno di un suo
spazio e linguaggio, diversificato dal resto). Nei media si cerca per
persuasione di assemblare le opinioni nella tecnica espressiva, consociata,
spesso nelle immagini televisive imponendo i linguaggi per persuadere. Questa
sorta di strana competizione al protagonismo cerca di far intendere che la
quantità identificativa corrisponde alla partecipazione nel processo
dell’appagamento economico e di verità sociale. La concorrenza che determina
del tutto “imponderabile” è con quei soggetti che del tutto autonomamente
sviluppano i propri contenuti agendo sempre più direttamente per la loro
trasmissione, senza coercizione ma per libera scelta altrui; nell’ampio spazio,
per esempio, della comunicazione di internet, dove il cercare di condizionare
l’espressione dei contenuti non è obbligatoriamente condizione dell’appagamento
economico e nel circuito della costruzione delle opinioni e gusti – E dove la
partecipazione individuale è maggiore in rapporto alla libertà e immaterialità
dei contenuti espressivi. (La libertà non è un equilibrio persuasivo). Insomma
il rapporto nella libertà ha bisogno di sensibilità alla libertà stessa, non di
prevaricazione e di una persona che comprenda le reciproche e rispettive
realtà, valutandole nella propria responsabilità. [si è liberi anche nel
silenzio]
NOVEMBER 04, 2007
C’è un bisogno velato di
essere riconosciuti
Ed è già sera. (poeticamente)
In effetti se il soggetto fotografato distoglie più di ogni altro il suo tempo
e il significato, dato che in qualche modo oblia e l’oblia. Di fatti, per
questo, la sua rappresentazione deve essere come quella di un dipinto, il suo
senso astratto come visione e dimensione del significato.
Niente è più passivo e subalterno del volere essere guardati al di là
dell’intimità. Il fulcro è il bisogno di prevaricazione e di volontà come
soggetto che può determinarsi come soggetto per mezzo del suo mostrarsi. Chi
guarda si identifica per associazioni e dà alla passività una connotazione di
identità, che cerca l’assoggettamento. Spesso il soggetto fotografato non è
tutto ciò eppure la sua immagine può esserlo nella fotografia: ciò ch’è vero è
che il significato svelato non vuole essere “guardato”, ma capito relazionato
intimamente. È per questo che l’autentica fotografia d’arte è molto più vicina
alla realtà di un dipinto o nella sua grandezza al concetto di un testo.
DECEMBER 27, 2007
Il boomerang gira velocemente, ma chi lo ha lanciato non c’è più. Chi lo afferrerà prima del tempo.
DECEMBER 26, 2007
Mi trovo spesso in compagnia di persone con atteggiamenti e basta. Con l’atteggiamento nei comportamenti, dei discorsi cercano di affermare la propria superiorità. Al di là della comprensione dei loro contenuti.
“Certi giorni”
…….
Ché il transfert sia una condizione dell’inconscio, ma per lo più sembra sia
diventato un atto dinamico della comunicazione persuasiva, con le varie
metodiche sociali; e sovente comunicazione interpersonale. Si può in definitiva
parlare di società dell’amore in una dimensione percettiva siffatta? Può questa
metodologia in sociale essere manifesta delle caratteristiche dell’amore sulle
sue basi dinamiche della perdita del rapporto di coscienza. Prima della prima
guerra mondiale questo eccesso d’informazioni per la comunicazione in transfert
ha stimolato, conflitto e odio tra gli individui. Per la seconda guerra
mondiale credo non serva neanche parlarne. In definitiva il transfert
socializzato è dentro la piena realtà delle “politiche” del novecento. Ed ora il
suo nuovo affermarsi su fattori di comunicazione mondiale non è niente di
diverso dal passato. Ed in fondo questa sorta di zizzania è al suo epilogo?!
Dentro ogni individuo.
La dimensione dell’io in transfert non si cura della “verità”.
(altresì)
L’amore in definitiva determina il senso stesso del ragionare,
l’accettazione più che la semplice pulsione.
P.S.
Strategie dell’io
Nel film di Istvan Szabo Mefisto (foto), in atto di
autocompiacimento l’attore: interpretato da “Glaus Maria Brandauer”
nell’esaltazione stessa di dove lo aveva portato la scena del nazismo dice
afferma, a “se stesso” e come suo strumento, in definitiva: “a che serve la
libertà quando si ha il successo!”
Altresì
Del resto tra quel che percepiamo inconsciamente e quello che
valutiamo consciamente, come parliamo
Altresì
Tra la parte del transfert e quella della consapevolezza c’è uno
strano “interludio”.
Altresì
La struttura è presente la persona assente dai discorsi.
Altresì
Certo non so il nazismo (un regime) voleva il “raic millenario.
Ma di fatto molto spesso le strutture sociali si trasformano molto
superficialmente in strutture che sembrano volere il loro raic del presente e
millenario?
JANUARY 02, 2008
Sintesi dei concetti storici etichettati.
Il romanticismo dava espressione
ai sentimenti personali artistici, dicasi, della persona. La sua rivisitazione
in sociale è sfociata appunto in sue rivisitazioni dove dalla bellezza spesso
si è passati al dispotismo. Anche l’illuminismo e i suoi derivati sono una
rivisitazione del romanticismo, ed appunto per la storia sociale del secolo
della “reazione” (post medioevo generico). Il concetto base è tra il
romanticismo e il rinascimento, rinascimento come espressione ed analisi
espressiva la persona e il suo essere totale.
Dicasi anche che l’artista da tale espressività si trova nei risvolti sociali
della fine dell’ottocento e inizio ventunesimo secolo, più che mai introiettato
dalle dinamiche percettive i sentimenti politici del pubblico. Ma per esempio
non si può certo imputare a Malevic ché nella liberazione della forma, dava al
concetto quello che sarebbe stata l’esasperazione storica del comunismo sociale
sovietico, come non si può imputare a Duchamp il fatto di aver evidenziato il
fatto che l’oggetto perdeva i suoi connotati artistici, in quanto oggetto
comune della funzione sia essa sociale quanto “alimentare biologica, dicevo non
gli si può certo imputare l’esasperazione funzionalista della società
dell’oggetto consumo – e umano – e gli artisti che in qualche modo si sono
evidenziati nei regimi e nei sistemi, (del secolare secolo), più che nella
verità non solo dell’analisi ma nella coerenza per e nella libertà, devono in
fondo chiedersi se lo hanno fatto a scopo di puro piacere personale, o se nella
propria vanità sono stati prestatori d’opera per emozionare sentimentalmente la
società ed il suo individuo come espletamento concettuale della matrice
corrotta della politica. Che perde il concetto di pensiero amministrativo
dell’equità della differenza sociale nella libera scelta della persona ché
trova così la legittima possibilità d’espressione ed esistenza, a favore o di
una determinazione di dominio sociale a fini del funzionamento, o di una parte
della società o nella determinazione di un valore supremo nel funzionamento dell’apparato
sistemico, senza riconoscere il valore dell’individuo.
Tale deroga in sociale delle strumentazioni politiche dell’arte non determina
in fondo la verità dell’arte come il suo dialogo con il mondo per mezzo
dell’artista che sa che la sua esperienza di comunicazione ha anche un valore
spirituale e libero come il senso stesso della persona che comunica
interiormente con gli altri esseri e intimamente parla a Dio.
In fondo il romanticismo trova così un punto di unione con il rinascimento
dando alla contemporaneità un pensiero di ampliamento, più che di dominio,
dittatura palese o tralucente l’orgoglio e il sentimento. Ma significato e
partecipazione dell’essere che guarda il senso della sua libertà interiore
anche per mezzo del significato degli oggetti dell’arte.
FEBRUARY 02, 2008
Bozza Riforma elettorale amministrativa – Italia.
Abolizione per i sevizi
segreti della facoltà di delinquere. Tracciabilità operativa di tutti i reparti
delle forze dell’ordine in particolare dei reparti in borghese. Dismissione
della possibilità per l’esercito di essere nella trattativa per l’acquisto
commerciale delle armi. Abolizione del segreto di stato. Il presidente della
repubblica e il presidente del consiglio hanno mandato amministrativo per la
realizzazione degli organi di vigilanza per l’amministrazione dei suddetti in
ambito costituzionale con in essi i delegati dei rispettivi “corpi”.
Le riforme costituzionali prendono attuazione dopo due legislature parlamentari
la loro istituzione. Tranne in casi d’emergenza, quale ripristino della
democrazia dopo la dittatura o guerra. Fermo restando i principi della
costituzione attuale, Le leggi di amministrazione della nazione vengono presi
dall’esecutivo di governo, su voto a maggioranza, composto da tutte le forze l’arco
costituzionale parlamentare nel numero di un’esponente per partito.
L’obbiettivo della legge va rivisto qualora non sia raggiunto, anche per
analisi parlamentare. Gli esecutivi del governo vengono rinnovati ogni anno con
elezione del parlamento; il parlamento in questo progetto ha la stessa durata
di quello attuale ed è eletto con sistema proporzionale (il partito può essere
formato anche da un unico candidato, che abbia raggiunto le firme necessaria di
altri cittadini per proporsi alle elezioni, costui non può avere cariche o
interessi personali cospicui particolari). L’elezione del presidente della
repubblica avviene con il sistema elettorale popolare. Il presidente del
consiglio è esponente del primo partito per suffragio. Ha facoltà di scegliere
i ministri in ogni forza parlamentare tranne la sua, tranne che per i
presidenti delle “camere” che saranno del suo partito. Il numero dei
parlamentari rimane ampio, ma al lordo lo stipendio si dimezza, all’incirca da
quello attuale. Le commissioni parlamentari hanno determinazione di consiglio
nella facoltà propositiva verso l’esecutivo di governo. Che può essere
sfiduciato dal presidente della repubblica su richiesta per approvazione del
parlamento.
Le organizzazioni sociali non possono avere agevolazioni che superino la libera
espressione il cittadino – e nella libertà dell’espressione individuale la
persona. Lo stato non può sottostare ad una regola economica aprioristica.
MARCH 24, 2008
Ci sono persone che sono incapaci
del vuoto. Per i più il vuoto è l’incapacità a essere nella verità e lo stato
della coscienza è un’esibizione delle proprie conseguenze sociali, secolari,
una verità sempiterna ma mai cosciente. Ora è bene valutare che il pensiero e
l’anima non sono attributi e men sono per determinazioni sociali, “costoro” in
questo modo di essere si esprimono e sono nel desiderio e in determinazione
della pratica la ricerca dell’apparire dei propri privilegi. In questo
costrutto logico si vuol determinare in essere il senso del pensiero e
dell’anima: la valutazione è la prigione costruita dalla superbia la perdita
della coscienza e dell’anima nel tempo frammentato dei secoli. In questo pro
stare la riflessione sulla verità in rapporto al tutto può anche stare in una
riflessione del tipo. “Come avrà fatto a vivere come un fantasma in mezzo ai
ciechi”. Eppure badate non vi è niente di più in essere nella visibilità di
questa invisibilità. Ma La dimensione in essere nella persona in questa
disposizione sa in certo qual modo di potere e la persona che cerca la verità
per essere in profondità nell’essere spirituale, deve essere consapevole nella
coscienza che sa che esiste l’ammirazione e l’invidia. Questa sorta di rivalsa
è un potere quanto l’altro da cui la coscienza resa consapevole deve essere
libera essere vuota anche dalle conseguenze di ciò. La procacci-azione
dell’invidia è una sorta di ottundimento morale e per mezzo della morale di
valutare e in basa a ciò condizionare la libertà spirituale della persona cosciente.
In definitiva in più ampia sintesi il senso del tempo e del secolo anche se
appare con un’utilità solidale non modifica l’essere della coscienza delle
persone nel privilegio temporale e le sue conseguenze sulla morale generale: La
coscienza della persona non è cosciente della libertà spirituale: essere e
individuo: L’essere di Dio nell’essere umano è un’esperienza di questo vuoto e
abbandono che nel cristiano trova un rapporto con la misericordia di Dio in
virtù stessa di una virtù che non è più tale, in quanto perdono assoluto del
peccato redenzione totale dalla colpa, impossibilità stessa della colpa di
giudicare la libertà spirituale.
L’essere nel vuoto: vuoti dalla vanità del potere come amore per la verità
svuotata dal giudizio, dalla superbia, orgoglio e disperazione. Eppure in
questo percorso della coscienza senza virtù: senza lusinga o oltraggio che
attecchiscono sull’essere La sorte solitaria spesso dà prova all’essere del
tradimento stesso dei valori della virtù.
Spesso l’incapacità della coscienza determina che l’odio aspetti l’invidia per
ferire la bontà, appena essa sembra un po’ stanca; magari” nel corpo, per avere
un sopravvento su l’essere nel secolo: come una strana impermanenza permanete:
un ossimoro concettuale senza il vuoto buddista.
MARCH 17, 2008
Diciamolo oggi è San
Patrizio e mi sembra proprio il giorno giusto per ridare una definizione al
mondo. Mettiamo che per una bella soluzione della fantasia il genere umano
risolva la sua invereconda condizione dell’essere del e nel potere e non si
pensi più a questa condizione. Riflettete bene su ciò perché si avrebbero dei
cambiamenti veramente creativi. Bene detto questo osserviamo un po’ il mondo,
senza impermalire nessuno diciamo che la maggior parte della gente lavora per
soldi altrimenti ne farebbe a meno, e allora come si dice ergo che la maggior
parte dei lavoratori del mondo, ricchi o poveri sono degli scansafatiche in
essere e, ciò riduce il tutto ad una sorta di differenziazione degli oggetti
posseduti in rapporto al denaro e al fare e su questo identificarsi per questo
come persone differenti; con questa virtualità del prezzo degli oggetti in
rapporto ad un tempo sempre più aleatorio del fare umano per l’accumulo di
denaro si vuole stabilire un motivo per far lavorare gli sfaticati di tutto il
mondo (ah! Ah! Ah!) chi è che ride non c’è niente da ridere, o forse sì, anche
per il fatto sostanziale in definitiva, che le abitudini al consumo derivate da
ciò finiscono per privilegiare gli ignoranti, in un commercio basato sulle
idiozie e rende meno consumatori le persone intelligenti, che spesso non
trovano neanche cosa acquistare. E anche qui la questione degli oggetti d’uso
trova la dimensione che l’ignoranza non investa solo i consumatori con meno
moneta ma anche quelli cosiddetti ricchi. Ora grazie ad un certo progresso che
ci ha fatto percepire quello che popoli come gli aborigeni avevano già capito,
ma che non si sono spiegati con chi non li ha capiti, e ciò è tutto un dire,
l’uomo contemporaneo scopre quelle risorse della natura che possono trovare
rinnovamento nel processo naturale stesso. Ciò agevola una certa possibilità di
avere degli utensili ed utilità e più tempo per le persone. Ma stranamente è in
essere un altro problema milioni di scansafatiche costretti a lavorare solo per
denaro, poche persone che lavorano per il piacere in sé, e molti altri che non
lavorano perché anche se lavorassero non guadagnerebbero e non avrebbero tempo
per fare le cose indispensabile della giornata, come procurarsi l’acqua da bere
e cucinare per mangiare. E allora credo che l’umanità sia pronta per un
cambiamento verso la creatività. Ultimamente per esempio abbiamo assistito al
salvamento finanziario per mezzo delle banche (centrali) di altre banche allo
stampo di un oggetto di scambio come il denaro, ora non stiamo a verificare
dove sia diffuso più o meno questo fenomeno, ma per quanto detto sopra credo
che sia giunto il giorno, ché stabilito un prezzo fisso per qualsiasi prodotto
che ognuno si realizzi nella creatività operando come vuole, così restituendo
creatività agli scansafatiche e a tutti gli esseri della terra nel piacere di
essere per fare e di essere in sé. E così quantunque qualcuno volesse qualcosa
per praticità d’uso nello scambio userebbe dei soldi che prontamente sarebbero
stampati non in quanto accumulati ma in quanto stampati per disponibilità
d’uso. In questo modo si potrebbero avere dei prestiti a costo zero perché se
qualcuno si trova con più carta moneta la presterebbe a costo zero a chi in
quel momento non ne ha per scambiarsi le cose, così si eviterebbe la procedura
della stampa che va ben precisata sarebbe fatta con carta riciclata, per motivi
di buon senso e non economici.
San Patrizio
Certi drammi di Dio
La mia non è una critica alla carità, ma la ricerca della carità al di là di tutto. Questi momenti nella vita vanno insieme all’essere veri, nella verità in un modo propriamente immediato, personale, e senza la necessità che quel che avviene rimanga in quel ch’è avvenuto. La carità di una persona qualsiasi è fatta di un semplice essere e quando riceve carità si dà in autenticità. Non voglio dire ch’è invisibile ma così reale da essere immateriale. È un gesto d’amore che libera chi lo dà e può liberare chi lo riceve. Per esempio ci sono alcuni esempi, episodi, nella vita di Gesù che ci parlano di una carità molto vicina alle nostre possibilità umane. Penso alla donna che lungo il Calvario asciugò il viso con un panno a Gesù, o al ladrone sulla croce che riconosce a cristo la sua onesta e sincerità. Questi momenti nella sofferenza, ci indicano anche una carità che non ha connotati di pregiudizio e che può verificarsi anche in momenti più leggeri della fatica della verità dell’uomo, dando ad essi l’onestà e la sincerità e la bellezza della gioia, una gioia serena condivisa e personale. La gioia della carità di cristo trova la sincerità di cuore, la coscienza della donna che asciugò il volto a cristo, la coscienza del ladrone, che al di là di tutto parla a Dio con carità e amore.
Dal post giorni
Il fraintendimento estetico sta invadendo la comunicazione sempre più a livello quotidiano, in definitiva su un piano associativo generato da un caos su cui determinare la percezione dei principi e dei valori, un vizio di rappresentazione che dà alla raffigurazione in se, la voglia per il soggetto di essere rappresentato e di riprodursi nella rappresentazione. Ciò non genere spesso un “significato proprio”, ma solo la base percettiva su cui far approdare uno stimolo percettivo su un altro significato, come stimolo, senso della rappresentazione. “Le mutande pazze”, a cui assistiamo così spesso, non sono niente altro che un mezzo poco sincero, per dire una cosa per un’altra, per far sì che ciò che si rappresenta, sia la spiegazione che ci si dà sul significato del fare e del volere, sulla determinazione della rappresentazione mediatica: questo volere essere solo in questo, più che nel senso di quel che si può essere, o con qualcuno senza il media, toglie realtà al proprio rappresentarsi, appunto perché toglie il principio di responsabilità reciproca, di verità di là della rappresentazione, di sapere ciò ch’è giusto confrontandosi con se stesso, io so che è “vero, e ascolto: c’è ascolto”, e sono in conformità, conoscendomi cerco di conoscere; la condivisione del senso così non ha bisogno di un’astrazione mediatica, che si porta dentro il proprio apparire, ma del rapporto profondo con il proprio essere sincero, riflessivo e comunicante: la bontà della propria ripresentazione non può prescindere la possibilità e capacità della persona di analizzare il rappresentato, in tale profondità di perspicacia, per non essere vincolato dal fraintendimento del proprio “sentire mediatico”, come unica possibilità di esserci per esprimersi e fare vedere per rappresentarsi all’altro. La bellezza del tutto ha un significato nell’amore e la qualità è nella sincerità come possibilità della persona con se stessa ed è appunto questo il costrutto della creatività, e della rappresentazione della creatività in senso autentico e alto. Ora credo sono andato un po’ fuori dalla bellezza della spiegazione del progetto, che mi sento di aver realizzato già qui che ve l’ho narrato. Che gusto scrivere.
APRIL 19, 2008
Già, vi potrei dire come
mai io che ho conosciuto come prima lingua straniera l’inglese, quando ero
ancora bambino, finisce che proprio non me ne va. Che se anche devo,
sviscerala, dopo per motivo che l’ho sviscerata, non mi va più di tradurla e
ricordarmi i termini: potrei essere un pigrone. Sennonché in fondo mi dico che
parlando l’italiano mi sento di avere l’unica lingua più che internazionale,
proprio in tal modo essa è nata e nel rapporto di comprensione di ogni altro
parlato “occidentale” ed anche con lo intento un po’ euro asiatico. Stando ora
un momento sul territorio italiano, possiamo dire che nei recenti anni 1940-50
per esempio nel parlato tra vari posti d’Italia poteva capitare non ci si
comprendesse (tanto che in interviste televisive dell’epoca alcuni che
parlavano italiano alla domanda che lingue esprimessero rispondevano due). Ora
l’italiano non solo ha reso possibile la compressione tra le persone per mezzo
della lingua italiana, ma ha reso possibile in chi parlava e scriveva in
italiano, per mezzo stesso della lingua italiana, di ascoltare e capire e in
certo modo anche appropriarsi, per libera scelta della comprensione degli
idiomi linguistici che prima erano incomprensibili tra loro, per mezzo
dell’ascolto attraverso la lingua italiana. Ora tale principio dell’italiano è
rivolto a tutte le lingue che in definitiva fanno parte dell’origine latina, in
linea diretta al latino stesso e alle pre-latine. Se in definitiva logica,
l’espressione logica di chi comunica con una lingua fa sì che in certo qual
modo se ne possa comprendere il senso del volere espressivo e con quest’ascolto
si dà sviluppo al senso dell’interpretazione, anche tra due individui che
parlano lingue molto diverse, stabilendo un modale che le avvicini
nell’interpretazione e ai sentimenti che vogliono comunicare tra loro. Ora
proprio in conformità a questa perspicacia lo sviluppo naturale del mio ascolto
da italiano fa che quando ascolto tutte le lingue di origine latina e
l’influenza di questa anche su quelle cosiddette non latine, la mia naturale
predisposizione sia proprio quella dell’ascolto, più che della traduzione, più
le ascolto e più le comprendo nelle inflessioni e negli accenti; c’è anche
qualcosa che rientra nella traduzione, ma in linea naturale interpretativa e
non sostitutiva. La bellezza nel passare da una lingua all’altra con la
televisione via satellite, anche rapidamente, da elasticità al mio “ascolto.
Ora non sto “a parlare” del fatto che non guardo più molto la televisione. In
definitiva non so se questo deriva dalla mia consapevolezza o dalla mia
pigrizia. Bene in fondo quando la baci una donna, non ti servono tante parole,
sono pigro o consapevole o desidero comunicare, di là del vile denaro e della
convenienza. Proprio per questo l’italiano è reputato/a la lingua dell’amore,
altro che semplice internazionalità. Qualche anno fa ascoltavo una televisione
catalana: la difficoltà per una persona di lingua spagnola di lavorare in
catalogna appunto perché ne deve conoscere la lingua, che all’ascolto per me
sembrano entrambe comprensibilissime, ma non so che tipo di assurde grammatiche
avrà l’una e l’altra. Del resto l’italiano ch’è la più perspicace evoluzione
del latino, appunto per rendere il latino libero nell’italiano, ha tolto in
questo quella dicotomia, differenza tra lo scritto e il parlato. Comunque sia
chiaro che anche se io sono pigro bacio anche le donne inglesi, però scusate
dite e fate ma non venite a dirmi, donne inglesi, così nei suoi costrutti
l’inglese sia una crescita per l’italiano, ma ben vi accorgetevi che può essere
il contrario. Che poi così vi spiego pure Scechspir.
Il qualunquismo di fare una cosa solo perché conviene è altro dai contenuti
della libertà d’espressione.
APRIL 05, 2008
Passaporto universale italiano
Proposta.
Un passaporto acquistabile con soldi da ogni persona del mondo, con validità di
tre anni, sostituibile in caso di smarrimento. Che dà la possibilità di essere
in Italia e visitare gratuitamente i musei e le opere d’arte. E dare così a
tutte le persone del mondo l’universalità dell’arte. In attesa di un mondo
senza barriere.
Volontà o buona volontà
Sembra
definito che nel concetto di luce oramai sia stato inserito un atto
d’informazione che struttura la stessa qualità della luce. Ma è indubbio che l’informazione
tra strutture oggettuali, è altro dal senso della comunicazione. Il rapporto
tra le persone non può essere strutturato allo stesso modo, la caducità verso
il puro istinto di sopraffazione è viepiù soggetto come manifestazione verso
l’oggetto. In un quadro primitivo contemporaneo l’esigenza del controllo porta
la trasformazione in un disuso la prospettiva finale. È ovvio che
l’intersecazione dell’atto formale con quello secondario della trasformazione
attecchisce di già sull’effetto interiorizzato del simbolo. Ciò per lo più
porta ad una afasia verbale di carattere rappresentativo come effetto non di un
processo di liberazione creativa, ma strumentale il concetto funzionale. La
lotta in definitiva struttura” sul significato del progetto per determinarlo in
stare primario: ti progetto un programma del programma progettato del programma
programmato. In tale uso lo stare dell’informazione differenzia il grado di uso
e di conoscenza riducendolo ad un puro effetto dimostrativo, al di là del
rapporto di parere come di esecuzione: un atto dell’informazione atto a
determinare un confronto sulla supremazia del controllo dell’informazione”
anche per mezzo della forza, come atto conseguenze dell’uso. Viepiù il ritorno
alla libertà trova altri stimoli creativi e indubbi rapporti di solidarietà che
non sono soggetti al programma ma all’atto personale dell’individuo che sa di
ragioni e pensieri, l’infrazione dimostrativa non trova apparenza ma essenza
rappresentativa nella comunicazione della persona come riguardo stesso dei suoi
valori: quali quelli concettuali espressivi come quelli del sentimento, come il
là della solidarietà sessuale che non è una funzione ma un essere nell’essere
nell’essenza del dialogo non come atto dirompente ma come atto di conoscenza e
comunicazione tra le singole persone (il “parossismo marcusioniano” è appunto
un parossismo socializzato e pertanto che tende a trasformare le intere
strutture imponendole sul singolo: la conseguenza non svincolata dall’atto
dimostrativo e pubblicizzato dell’immagine, storicizzato). Ma se in definitiva
un concetto orgiastico dell’espressione sociale è tollerato dall’individuo, lo
stesso il singolo individuo da ciò non deve in definitiva vedere
“impropriamente” limitato lo spazio e l’espressione personale e la propria
comunicazione interpersonale e impersonale astratta verso il prossimo
creativamente e non distruttivamente nelle marginalità la funzione
dell’oggetto.
La parola come verità e non come subdola affermazione.
MAY 26, 2008
Inghilterra ma che succede, dà una mano alla responsabilità alla libera scelta che non è soggetta a un atto giurisdizionale, e per fortuna in questo non c’è un’azione umana comparata o assimilabile e per tutti sul dire io faccio questa scelta di abortire. E allora non è detto che il fatto stesso che per legge si possa abortire sia questo fattore l’inderogabile della scelta di abortire. Il sesso fecondativo non è aprioristicamente un atto che dà adito alla possibilità dell’aborto, e per di più l’aborto è un atto che è del tutto unilaterale la scelta dell’individuo che decide di abortire, e in questo la legge crea un atto di solidarietà verso quella persona che ha motivo di abortire, anche da parte di quelle persone che non aderiscono a questa scelta. E allora se c’è, un motivo per questa conseguenza deve esserci una possibilità altra da parte di chi nella società vuole dare un altro aiuto, per la soluzione di questo motivo. Quel che più conta comunque in definitiva è la questione non di come lo stato organizza la spesa sociale per questo evento, giacché anche se in linea di sentimento ci si può sentire responsabili di un uso del denaro pubblico per fini diversi dal sentire personale l’individuo, non di meno non ci si può ritenere responsabili a priori dell’uso stesso dell’oggetto denaro da parte di altri, seppur con il ruolo di amministratori sociali. E allora questa breve riflessione è più che altro un invito, anche alla nazione inglese a considerare più la realtà di un mondo fatto da individui e non solo da astrazioni numeriche. Inghilterra il tuo aborto legislativo è poco dissimile da un parto, dopo ventiquattro settimane può anche capitare che un medico stanco della giornata, tenendo un bimbo in mano che piagnucola, chieda alla propria assistente, scusi questo è un aborto o un parto, è violento il cinismo di questa frase, ma l’aborto stesso non è un atto di dolcezza, e credo che non possono essere costrutti moralistici a determinare la sessualità nella consapevolezza personale.
Gli dei non ci sono più, e i significati della rappresentazione devono trovare lo stesso il senso e la realtà di essere nella bellezza.
Un artista non può che essere come realtà, fantasia, verità, bellezza. Ecco che la ricerca della letteratura appare come essere stesso di chi crea. Che l’arte dà all’uomo il significato di essere stesso che scopre il mondo e lo vede creato a sua immagine, come atto riflesso della coscienza che lo anima. E Dio trova il mondo e l’uomo che lo interroga mentre esso non appare più lontano, ma entra con Gesù nella sfera del significato spirituale. Dio dona la conoscenza della verità, la realtà della bellezza, dà all’essere umano la possibilità di un dialogo che dice dove sta il termine. In un amore sconsiderato, dallo stesso progetto sociale, che ristabilisce la singolarità dell’essere umano come scopritore di Dio. In quanto immagine compiuta del silenzio personale dell’uomo, siamo ad immagine di Dio e in questo compitamente incompiuti, manifestamente creatori. L’armonia dell’amore è lo scandalo che rompe il senso del tempo, lo abbandona a capire che c’è un tempo che spiegherà, ma che appare presente nell’essenza di un significato che si rappresenta possibile come bellezza che guarda il tutto e trasforma nell’amore, che non giudica la condizione, ma dà alla condizione l’atto semplice di rappresentarsi in un luogo l’animo dell’individuo che cerca la vicinanza di Dio, per quanto sia possibile alla nostra rappresentazione, anche nel nostro essere presenti, sembra esserci qualcosa che manca alla stessa manifestazione della nostra immagine, che Dio ci dona ma è ancora bisognosa di Lui, ma che già ci spiega perché gli esseri umani si amino, dell’amore sconsiderato che li avvicina a Dio e alla bellezza umana che vince la violenza già nel presente.
JULY 24, 2008
Ci sono molte belle
fotografie, e forse molti fotografi. Del resto ci sono libri che sembrano
scritti, e li avrebbero scritti, che so un grande autore. Di certo il grande
autore quando li ha scritti, forse non era poi così importante, voglio dire i
libri, ma com’è possibile, fosse inesistente l’importanza. E allora dobbiamo
chiederci in giapponese. Se la questione sia solo nel metodo, o nella sostanza
che ha creato l’anima dell’autore. Per qualcuno di questi libri varrebbe
conoscere, l’autore, infatti, basta leggerli; ma stupirsi perché è piacevole
sfogliare qualcosa che un altro autore ha scritto con lo stesso metodo, è anche
volere dire: che desidera enunciare? La sua tradizione è stata così rispettosa
della tradizione delle cose, che in definitiva non seguono un senso proprio
della logica, ma il principio stesso di come formulare una domanda far ad essa
seguire un spiegazione e postulare una risposta, che dà il tempo e il ritmo
dell’attenzione. Poi il metodo se si confà necessita dell’argomento. È così che
anche un ritmo che sembra perfetto deve stare dove l’argomento è in chi lo
formula. E qual è il sentire dell’argomento, il semplice ritmo o il suo
significato. Ci si informa o si pensa lasciando che il significato raccolga la
speranza, o il gesto stesso del dramma. Siamo sempre al punto iniziale – le
parole ci aprono il senso della tradizione e ci danno un ritmo sul significato,
modificando lo stesso ritmo proclamato nella nostra attenzione, ed è così che il
significato rompe gli schemi e trova il pensiero, ovunque esso sia, guarda
dentro e fuori di sé.
Patrizio Marozzi
Google traduzione: dall’italiano
私たちが言うよう日本語
には多くの美しい写真、そしておそらく多くのカメラマンです。また文章には、書籍のように見える、と書かれたが、私を知っている偉大な作家です。確かに、偉大な作家のときに彼の著作は、おそらく非常に重要なものはない、そういう意味じゃなくて書籍はどのようにすることが可能しかし、その重要性は存在しない。私たちは日本語を求めるようです。の場合、問題は、このメソッドでのみ、または本質的には、著者の魂を作成します。これらの書籍のいくつかは知ってるように、著者、実際には、わずか読むこと、しかし、驚いたことが快適なブラウズするために何か別の著者が書いたと同じ方法でもその状態が強調したいのはしたいですか?その伝統は伝統を尊重することは最終的に厳密な意味ではありません以下のロジックは、しかし、非常に原理の応用を目的にする方法を以下に説明することを前提に答え、これにより、時間とペース注目を集めています。ニーズに入力し、このメソッドの引数の場合に適しています。しても、それは完璧なペースでは、引数がしなければならないについては、数式です。とは、どのような感情は、アジ研は、単純なリズムやその意味します。私たちお知らせする考えを残しまたは希望の意味を集めるか、または、同じジェスチャーは、ドラマです。私たちはいつもの出発点-言葉の意味でのオープンを問い合わせ先にリズムを与えるの伝統とその意味、同じペースを変更して、私達の注意を宣言し、休憩して、意味のスキームと考え、どこにでも、見て内側と外側の自己です。
パトリックMarozzi
JULY 19, 2008
Titolo a piacere, aboliamo l’inflazione.
Diciamolo che il mondo,
l’unica politica che ha perpetuato negli ultimi decenni è stata quella della
stagflazione sociale.
Ricordo quando l’Italia, per libera scelta individuale s’intraprendeva
un’attività in proprio. Che non garantiva per forza ferie, o giorni di malattia
pagati. Si creava un sistema virtuoso che garantiva all’impiego dipendente, in
fine tutto, ferie e malattia retribuita e altre percentuali economiche, fino
alla liquidazione di fine lavoro. E non va dimenticato che la sanità del
reparto commercio aveva le casse in attivo. Ciò era possibile in prima analisi
perché lo scambio delle merci, il commercio era diffuso ed eterogeneo nella
proprietà. Tale dimensione ha dato all’Italia la possibilità di superare la
crisi, che già nei decenni scorsi era in atto nell’Europa settentrionale. E mi
viene in mente che quel sistema paradossale dei BOT, inventati dal buon’anima del
ministro Goria, non era altro che il risparmio degli italiani maturato in tale
sistema.
Ora nei processi di stagflazione sociale va anche vista la dinamica del
processo di arricchimento. Se da un lato si è attaccato tutto il settore della
libera iniziativa, che garantiva un rapporto reale tra lo scambio e la realtà
economica. Ciò per determinare un arricchimento dei salari dipendenti, senza
andare a determinarli dove avvenivano profitti di regime. Ciò ha via, via
determinato, non solo sovvenzioni a chi si determinava in quei regimi,
determinandosi anche in variazioni cospicue dell’occupazione, ma toglieva
progressivamente possibilità di gestione, delle risorse essenziali allo stato.
Che deve equipararsi alle possibilità del libero commercio. Il proseguimento di
questa fase ha determinato, che il potere bancario determinasse il processo di
arricchimento e con esso il controllo delle concentrazioni di capitale.
La stagflazione produceva una modificazione strutturale che andava a coniugarsi
con l’economia mondiale e la lotta per il controllo.
Ora se era evidente già prima di ciò, che l’individuo nella sua scelta di vita
cercasse il significato nella bontà del senso di quel che faceva. Da questo
momento in poi tale possibilità doveva scontrarsi, con il bisogno del sistema
di controllare il progresso, per determinare una competizione che rendeva il
comportamento umano funzionale ai processi di profitto economico che si
volevano attuare. Maggiore è la contrazione maggiore è il condizionamento. La
stagflazione sociale trasferisce i profitti in borsa, virtualizzando” il
mercato reale, per aumentare le concentrazioni, e il ruolo dei comportamenti
sociali. Le banche centrali e il debito pubblico servono per determinare il
credito del fare sociale per l’arricchimento, (Stati Uniti e rapporto con fondo
monetario internazionale e Banca Mondiale).
La stagflazione è così alta che il sistema bancario nazionale, con i suoi
processi economici, non ha più solidità monetaria, (Argentina).
Il potere cerca la sudditanza e l’alleanza del potere militare. E il potere
militare la sua possibilità di potere e sussistenza economica.
Ora mi viene in mente di parlarvi di Luigino. Voi mi direte ma Luigino chi è?
Luigino l’ho conosciuto per caso, stavamo seduti a guardare il mare e ci siamo
messi a parlare. Luigino lavora per una cooperativa di pulizie, e mi ha detto
che con il suo stipendio la sua famiglia non può prendersi il desiderio di fare
di allontanarsi con l’automobile per un viaggio, tanto “gli è cara la benzina.
E secondo lui giacché l’economia è bloccata e i soldi non arrivano, non sa a
cosa ancora deve rinunciare, prevedendo che il suo stipendio non potrà
aumentare. Per giunta la moglie non trova lavoro, perché ormai il mercato del
lavoro gli dico io, è praticamente impostato concettualmente sulla formazione,
come dinamica remunerativa. Che se uno superati i quarant’anni, fosse anche
intelligenti come Einstein, lo stesso non troverebbe lavoro. Però Luigino oggi
è sulla panca a guardare il mare, perché ha una settimana di ferie, ed è
fortunato, perché se fosse negli Stati Uniti d’America, da una decina d’anni
non avrebbe diritto alle ferie e nessuno gliele pagherebbe.
E allora siamo al grande attrito del controllo della stagflazione. Assistiamo
all’impossibilità dei governi nell’utilizzo delle nuove possibilità
tecnologiche, per ridare almeno un po’ di autonomia all’individuo. Ci sono al
contrario un’assurda lotta per l’arricchimento e il controllo, o su basi di
concentrazioni di potere, o su sistemi diffusi ed espansivi di cooperativismo
per il controllo finanziario, e che determinano entrambi controllo dinamico sul
comportamento della persona, e la libera espressione del singolo individuo, e
spesso la sua sopravvivenza. Verso il controllo mondiale delle ultime risorse:
l’acqua e il cibo.
(viva le cooperative di tossico dipendenti o di carcerati).
E allora l’economia dovrebbe agire ancora su un concetto risolutivo per il
futuro, di là delle scelte dei governi sulla libertà di utilizzo delle risorse
tecnologiche rinnovabili e diffuse. Sulla determinazione del concetto
d’inflazione, nell’informazione dei soldi. Per ridare libera attinenza
dislocativa”, tra la realtà il denaro e l’informazione sul bisogno.
L’abolizione dell’inflazione.
Meno controllo e più libertà all’individuo, e che l’usi per migliorare la
propria coscienza.
Ma se si preferisce un nuovo feudalismo, potete scegliere quale.
AUGUST 04, 2008
Vedo sento parlo, o scrivo. Mi lascia un pochino insoddisfatto, la cosa, siamo sinceri e facciamo le cose. (Con un pensiero scriviamo)
Il criterio di sapere spesso ha nel suo concetto un pregiudizio nello status della forma del sapere. Nella storia umana si è sovente verificata una discriminazione culturale, tra chi era alfabetizzato e chi non lo era. Per esempio nel diritto di voto. Cosa illogica per la comunicazione. Diciamo che lo scritto rende disponibile il sapere e l’espressione che in esso è contenuta in modo più diretto, semplice e introspettivamente personale. La dinamica orale altresì ha bisogno di un diverso tempo del suono, e con esso partecipazione. Se la cultura orale è una forma immediata di comunicazione, per la conoscenza e la sua fruizione ha bisogno (non imprescindibile) che le persone comunico direttamente in modo affine, nella possibilità espressiva di ampliare i contenuti della conoscenza universale nella persona, in brevità di rapporto o non brevità. Ciò dà spesso all’alfabetizzazione un criterio interpretativo comune con cui specificare il senso della reciprocità dei contenuti, anche orali. I criteri per gli strumenti di assimilazione e trasmissione dei contenuti. Se l’apertura sonora può avere in se un livello interpretativo, in variazione, la dinamica della scrittura dà all’introspezione dell’esperienza la semplicità tecnica della sua realizzazione e godimento. La rivoluzione della registrazione audio ha portato la disponibilità dell’apprendimento orale, anche in una forma personale la singola persona. Può esserci acculturazione con tale mezzo anche in un ambiente sociale completamente orale, con relativa memorizzazione. Questo modo è indubbiamente più complesso tecnologicamente, rispetto a quello scritto; ma senz'altro l’audio visivo è un mezzo di trasmissione della conoscenza anche in ambienti completamente analfabeti. Anche se la sua fruizione è più invadente l’introspezione della persona. Cambia la metodica della memorizzazione orale, e il rapporto di spontaneità della comunicazione tra le persone. Ecco dunque che a parità di alfabetizzazione tra la cultura scritta e quella orale, quella scritta rimane più disponibile e fruibile, come interpretabile e traducibile, con la sola percezione del singolo individuo. Nell’espressione dei segni il pensiero trova più possibilità nel poter creare. Nella parola “la” libertà del contenuto creativo; cercando di fare della logica per la mediazione la comunicazione, non un dispotismo ma una possibilità che s’integra all’espressività umana.
SEPTEMBER 17, 2008
Parafrasi costituita (dal post)
Assistiamo a due grandi
“eventi”nella letteratura, diciamo non paragonabili tra loro né con altre opere
dello stesso livello di qualità.
Se i tempi dell’ostilità all’opera di Dante Alighieri sono davanti alla grande
profondità della liberazione della lingua ed espressione in toto della libertà
umana. Dando non solo all’analisi, ma alla poesia il significato umano della
rappresentazione interiore, che coniugavano i significati, i valori universali
nello spazio, nella rappresentazione poetica dinamica sociale, come evento di
una conseguenza improponibile, ma che dà al tempo l’espressione, non della
conseguenza prigioniera del mondo, ma che aspetta il valore che ambisce alla
coscienza e alla sua liberazione.
In “Delitto e Castigo”, particolarmente, ma nell’insieme dell’opera letteraria
di Dostoevskij assistiamo al romanzo che ci parla contemporaneamente nel suo
narrarsi, parallelamente con esso, di un altro valore presente, ma non
espressamente manifesto. Il mondo che si compie nel libro è compiuto, eppure,
il suo significato è rappresentato dalla crisi di quel mondo, dalla pronuncia
stessa della sua realizzazione – ma il romanzo che leggiamo ne implica già un
altro, ciò è detto al termine del libro. Il rappresentato non è la verità, ma
il dramma, nel suo significato e reminescenza sociale, come compimento che
spiega se stessa, dove la coscienza deve indagare e trovare la verità in cui
l’universale del mondo umano, trova l’universale nel suo valore più vero, non
come categoria ma come parola compiuta. Amore – che dà all’universale tutto il
suo valore da vivere. In fondo questo profondo senso umano dell’umanità di
Dostoevskij, è stato quel che ha rappresentato motivo di ostilità da parte del
regime comunista sovietico, verso l’opera artistica di Dostoevskij.
Se non ricordo male, proprio un paio di anni fa ci fu una commemorazione
sentita e profonda per il “ritorno” di una statua di Dostoevskij in Russia,
quasi per ridare significato alla lacerazione insensata, tra il popolo russo e
la sua opera letteraria.
Ora senza dividere il mondo questi grandi eventi della letteratura, parlano
ancora all’essere umano, alle sue crisi sociali, quelle che attraversano il
mondo contemporaneo.
Le immagini in eccesso
Ci sono immagini costruite o che avvengono per lo
più come costrutto espressivo nel concetto di chi guarda che dice, cosa vorrei
essere chi sono io, chi sono loro; quest’ultimo in latente o assente risposta o
su identificazione del soggetto dell’immagine. E allora che cosa è che trasmuta
un’immagine in inibizione; spesso non tanto l’atto che è rappresentato –
pensiamo alla retorica sessuale, per esempio – ma di fatti – ciò che - inibisce
un possibile reale, è l’investimento astratto che sull’immagine del soggetto
fotografato si produce come incapacità alla verbalizzazione, che genera il
concetto immaginativo, il desiderio che si dà al costrutto dell’immagine che
s’identifica. Non c’è introspezione ma sola affermazione, non c’è colloquio ma
sola dichiarazione. Ed è così che la parola s’inibisce per l’affermazione del
concetto che si ritiene plausibile tra la propria identità e l’illusione
astratta conclamata dall’immagine, più o meno avveniristica socializzata.
L’immagine reale della proiezione giustifica non solo l’assenza
dell’introspezione, ma dà all’affermazione del desiderio senza verbalizzazione
la giustificazione della dichiarazione affermativa come me astratto che si
rappresenta nel desiderio del proprio ego. È un egocentrismo stratificato
nell’astrazione di un io sociale impersonale ma personalizzato dall’ego
stratificato sul me dell’individuo: identificazione, ma ancora mancanza di
verbalizzazione. O anche discussione della reazione.
C’è anche quella fotografia che fa del senso
introspettivo di chi guarda il significato stesso del proprio chiedersi e
parlare interiormente per dare coscienza e così un atto non solo desiderale, ma
conoscitivo della parola che si vuole instaurare e che naturalmente s’instaura
nel sentire colloquiale, per essere nella realizzazione come possibile e
originale verificarsi tra chi parla. Sembra sempre ci sia una mediazione poiché
stiamo parlando di arte fotografica, ma tra l’eccesso dell’immagine e questa
fotografia, l’io personale non è nella dichiarazione dell’ego come vanità
affermativa, ma come riflessione propria e, come dialogo improprio per quanto è
la fotografia, che trova coscienza nell’introspezione e nel dialogo della
persona. Comunque parlare di se stessi e trovare il rapporto dialogico di ciò –
è - entrare direttamente nei temi dei propri vissuti personali e avere maturato
quell’introspezione che ti fa essere diretto e ricevere direttamente i
concetti, le emozioni e i sensi nel colloquio - è - nell’essere insieme. Ecco
che la mediazione e l’inibizione decadono e assecondano l’espressione, ecco che
l’arte trova non una provocazione nell’inibizione, ma la libertà che è nella
persona che non è mediata, ma comprende e riflette e si libera e ama. Non è più
tema di parlare d’immagini in eccesso.
JANUARY 06, 2009
Ancora ora sembra che il tempo della coscienza, continui e si determini per negazione e affermazione, quasi che la lotta con gli dei non avesse superato il suo tempo. Del resto la questione omerica aveva attuato il tema con gli dei – qual è la partecipazione dell’uomo nel cammino e nel volere degli dei. E Omero è esistito o Ulisse era il cammino della coscienza. Tale questione omerica non è poi di Omero quale non potesse avere gli attributi degli dei e, appunto attributi ma in definitiva la questione del dubbio omerico è il dubbio stesso che intero à la coscienza utilizzando gli dei. E invece come non pensar al tema della storia quale interprete del tempo dell’Eneide di Virgilio, il tempo della coscienza, anche come cammino che cerca invano la sua rappresentazione. E per comprendere il tempo mutato di Dio, Dante stesso che diventa artefice della propria coscienza trasformando l’essere umano in un tempo umano che contempla Dio. Mi va di Citare qui postuma la traduzione in italiano dell’Eneide di Virgilio da parte di Annibal Caro, un paio di secoli circa, dopo la divina commedia di Dante. Perché il tema della percezione del mondo è rimasto presente in questo pensare e se siamo giunti fino a Giacomo Leopardi che stacca il tempo del mito e l’interroga con un nuovo dubbio: la coscienza dell’uomo è partecipe del bene, il mondo che nega e affligge è solitario e pieno di voci e caos per il tempo è prossimo al proprio sperare, è pur sempre un atto buono del pensiero che cerca d’infrangere, che la coscienza e la vita non siano solo attributo degli dei, ma atto dell’uomo che cerca di essere nella verità che dà al dubbio la capacità di esserci e trasformare la speranza in atto. E che ci siam trovati ancora che la negazione appare anche come una personificazione che tende al mito ma non ne è elusa. E troviamo le opere del Faust di Marlow (spero sia scritto così, non ricordo esattamente) dove in procinto della conoscenza l’atto della coscienza si abbandona al mito dell’eternità come trasformazione del tempo presente fino alla trasformazione della propria coscienza nella sua impossibile eloquenza, non c’è pronuncia se non desiderio, non c’è desiderio del passato se non prigioniero del potere del presente. In questo termine che per Faust diventa supplizio Faust, soggiace all’esistenza del male e non riesce per il tempo stesso della sua coscienza a trovare il modo del ritorno alla libertà di Dio, il tempo della decisione è terminato la sua azione è ininfluente. Gli autori letterari ci ànno dato, altri Faust è in quel di Goethe che l’impossibilità della coscienza di dominare tutto trova soluzione nell’atto stesso che dà al tempo di Dio la soluzione del suo attributo della conoscenza come incapacità ultima di Faust di trovare una soluzione assoluta per il bene, ed è tale percezione che porta Faust a essere salvato e ristabilirsi nell’equilibrio dell’amore di Dio che tutto armonizza. E allora se il dubbio non può più essere solo negazione, l’accettazione della verità è sovente l’abbandono stesso del proprio dubbio e, il delirio del mondo che vuole affermarsi un dubbio sulla propria possibilità di essere nella verità. L’esistenza si fa partecipazione profonda della condizione della coscienza ed ecco che la coscienza nel trovare se stessa è parte in causa del suo individuo e della condizione che profondamente la condizione del mondo fa scaturire. L’autore trova un significato ma tale coscienza è un atto stesso della verità, Dio sta, dove l’uomo ama, l’amore di Dio sta dovunque. Il dubbio della coscienza che non trova nella fede la soluzione e il principio della percezione di Dio s’interroga sull’apparizione stessa di se stessa e sulla verità dell’intimità. Il dominio è il mondo, la coscienza, la verità, la perdita del dubbio, la negazione della coscienza. Il cammino trova nella caduta nel male e nella violenza la negazione che afferma la verità. Il dominio del tempo non è la verità e la percezione della coscienza non può essere un’illusione, se l’amore lotta con la sua non esistenza, non gli resta che la possibilità dell’attributo della disperazione, ma la coscienza accetta questo e trova la sua catarsi, l’autore è se stesso, l’uomo umano non è più l’autore, l’essere umano percepisce Dio, percepisce l’amore e la sua condizione. Il suo corpo e la sua coscienza possono ancora far qualcosa e, il corpo à una sua fatica biologica eppure l’amore non appartiene tutto all’essere umano e l’amore stesso sembra volerlo accoglierlo. La percezione si apre alla coscienza, la coscienza perde il tempo e in esso non si abbandona, lo guarda e ne è viva, vi partecipa e lo accetta, teme, ma spera e trova il coraggio di amare e in esso cerca la libertà. Eppure la misura non è mai colma.
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