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Drammetto

E Libro in Antonomasia

di

Patrizio Marozzi

 

 

 

Il drammetto

 

Infiacca la finta scossa – che si appalesa dinanzi dice l’offesa

Non posso essere lesa mia detta pensata – se soltanto fossi adagia

Certo chiamano gli orpelli – siamo qui non dico altro

E che vuoi mio dolce canto starnazzar come fossi uccello

Non ci sono capi dicono è soltanto il giorno.

Si appropinqua un pensiero che dice – e allora cosa sei dunque vorrei tanto saperlo

Sono tanto e tante cose mi risponde – a certo dice l’orpello

Ma che vuol dire essere quel che si vuol essere – un aggettivo per collettivo

E allora di cosa parliamo noi i fantasmi – non so potrei rispondere

Ma come si può, comunque appunto di con dunque cosa – sembra ci sia un nome per qualcosa

Cose si toccano i fantasmi – già purtroppo, si sfasciano? Non esistono eppur non esistono più

I corpi che ci stanno sono attraversati da essi – corpi che si toccano per mezzo delle fantasmagorie

Ecco la crisi e l’insolubile – la crisi? La crisi della coscienza non certo della fantasmagoria e neanche dei corpi – i dilemmi – i dilemmi sono dei corpi o dei fantasmi, chi torna in vita?

I corpi sono così vicini eppure la coscienza non riuscirà a toccare – colui che parla con un fantasma non riusciranno a toccarsi – il corpo esegue il fantasma lo rappresenta.

I fantasmi sono uno è per questo che sembrano invisibili nel visibile – più semplicemente sono sconosciuti

Eppure così conosciuti e per questo non si conoscono, neanche ciò che i corpi umani fanno – nessuno sa dell’altro se non ciò che il fantasma invisibile delle fantasmagorie sa di tutto per tutti.

Quanti errori negli incontri, quante mutezze.


 

 

II

Ognuno è più di quel che sa, ma non sa

 

Un tizio dice a dei giovani e persone

Secondo voi a cosa serve il potere?

Rispondono a fare quello che si vuole.

No! Disse il tizio, serve per fare le cose sbagliate per dire che sono giuste.

Ora, aggiunge quanti di voi vogliono il potere.

Quasi tutti alzarono la mano per dire di sì.

Ora ancora vi dico a cosa serve la libertà.

Ancora rispondono, a fare quello che si vuole.

No! Per capire le cose vere e farle senza violenza e senza potere – e chiese ancora, quanti di voi vogliono essere liberi?

Quasi tutti alzarono la mano per dire di sì!


 

 

III

 

La più fantasma è la giustizia

Che difatti uno potrebbe dire ma che c’entra con la vita.

Che ci azzecca non si sa – ma c’entra come c’entra l’altra vita – appunto senza validi motivi e pertanto tutto fa legge.

Infondato è

Che c’è allora della legge il ridicolo che se uno prova a smascherarlo per far sì che non sia un dramma di morte prima o poi trova sempre la somma legge che fa la dittatura che mai furono illegali

La dittatura e i ladri della legge ànno bisogno per dire che esistono.

E quando infondato è associato al suo specifico validi motivi il giudizio del giudice è libero di interpretare ogni fondatezza e non c’è più limite né al ridicolo della legge come alla sua drammatica dittatura sulla vita della persona. Prima o poi – poi o prima.


 

 

 

IIII

 

Ti premetto o meglio ti prometto

Si dissero il baccalà e lo stoccafisso, come di tutto il resto il mondo, il mondo tutto resta

Con ti prometto ci siamo costruiti tutta la storia – che come dicono te sarai un uomo così importante ma così importante che fanno pure quel che più gli appare per essere peggio. Se poi dicono se facciamo questo avremo questo, si fanno le peggio cose pur di crederlo.

E io baccalà e tu stoccafisso di sicuro siamo pesci o furono tali – e ora li distingue il come si conservano prima di essere mangiati se appesi o sotto sale – pressappoco si dissero se si ricordassero tutti quelli che per un concetto astratto stanno lì proprio come il baccalà e lo stoccafisso a sentirsi qualcosa – di così importante, di così importante che premettono a ciò che lì, astrazione li immagina, rappresentati di essere - che dicono che esiste appunto l’essere tali – ma tutto appare chiaro quando come se il concetto li avesse, avesse contenuto par pari a quello di una bottiglia che di volta in volta vien riempita di qualcosa, così tanto sembra utile che si dice che tanto à fatto nella vita e quando la bottiglia rimane vuota perché non serve più il suo riempimento non si sa più che cosa si è – come dire siamo stati soltanto un concetto astratto che ci diceva della giustizia forse o anche delle persone che della giustizia non sapevano che quel che accadeva proprio come una bottiglia della funzione – allora ci rappresentano di più un baccalà e uno stoccafisso, già e pensando a codesti possiamo dire chi siamo noi in codesta conservazione – ciò che astratto à bisogno dell’anima, forse, sennò è una bottiglia un vuoto a perdere – dissero lo stoccafisso e il baccalà.


 

 

5

Sembra che il tempo sia stato lasciato per sbaglio da qualche parte – in realtà sta codesto e presto, soltanto non sa di essere con se stesso e dove sono andate le parole che lo rappresentavano – stanno in bocca a qualcuno e nel pensiero di qualche altro, soltanto che non stanno dove dovrebbero – nel loro significato. E allora che c’è che il significato sta da una parte e le cose che accadono da un’altra parte – credo soltanto se così possiamo dire, che il significato da dove accadono le cose e le parole da un’altra parte, ma allora è una cosa ovvia! Non direi perché dove accadono le cose c’è il significato ma non le persone che dovrebbero essere il significato, ciò che accade fa soltanto qual che accade, ma le parole lo spiegano in un altro modo, insomma se fosse un libro il problema non sussisterebbe, ma trattandosi appunto di movimento e azione nelle cose, i fatti sono ben altri da chi parla di altre cose abbinandoli ai fatti. Il tempo appunto e dunque sembra dilatarsi in queste parole, ma codesto il significato finisce per avvicinarsi sempre più alle parole, queste per riportare la realtà relativa dove stanno le cose. I margini rappresentano le cose fin quando le cose cambiano – il tempo sta dove sta, l’eternità sta dove sta, il significato è ovunque. Lo spazio e il tempo dentro ogni persona.


 

6

S’avanza lo spettacolo, come se qualcuno stesse di qua a vedere che fa – e tu che ci stai a fare mi disse. Sono il fantasma e come guardo mi guardo, tutto il giorno sempre proprio che ci sono, mi dico sono sempre nelle cose che ci sono e che servono, quante cose facciamo e quante cose trasformiamo. E io ci sono, sono lì – fino a quando ci sono, poi mi trasformo e ci sono ancora è proprio questo mi dico che fa di me un vero fantasma. E i morti dico. I morti stanno a parlare come fossero fantasmi, mi risponde il fantasma, e, parlano sempre con qualcuno che è vivo e che deve morire. E allora l’anima dico io? L’anima è dei mortacci loro, che appunto credevano che non erano morti. E allora vasta, vasta, vasta, dico io. E il fantasma che non si capiva più con chi parlava e se fosse morto, disse. È vasta vasta, è tanto vasta. E chi se ne importa gli risposi. E che significa questa risposta mi disse? Significa ch’è vasta è ora che vasta, dissi. Appunto è quel che ti ò detto è vasta, vasta più di tutto e tutti. E io al fin gli dissi, ò detto vasta, non per quanto è vasta, per dire basta!

 


 

Libro in antonomasia

 

 

IO SONO TU SEI EGLI è NOI SIAMO VOI SIETE ESSI SONO

libro in antonomasia 

ogni riferimento può essere del tutto casuale


 

 

Anime morte

La vita è composta di morte e i suoi derivati – forse i derivati naturali sono nella natura e i suoi derivati come la malattia e ciò è naturale. Poi ci sono i derivati stessi che ambiscono a essere essi stessi gli artefici stessi della morte, ecco questi sono quelli che per naturale essere vanno evitati, ma che per legge morale spesso la determinano. Come poter pensare se per conoscenza letterale Mosè con questo suo essere non potrà – non entrerà nella terra promessa, possano entrarvi cotanti suoi derivati. Qui avviene un distinguo clamoroso, tra Dio che si pone e frappone tra il potere e la sua libertà donata e senza nessuna derivazione chiaramente mostra che se la legge mosaica finisce con la morte la sua libertà non ne è ostacolata. Ora quindi per derivazione dell’attributo stesso della morte assistiamo alla regola morale che fa il distinguo tra il modo con cui il potere giustifica il denaro e, alla lotta tra il bene e il male, ambedue per verità adamitica sono la negazione dell’attributo della libertà di Dio. Ora, nella pratica spesso, questo loro essere relativo, finisce spesso per invertire i concetti che li rappresentano, tanto che per moto storici invertono i loro fattori e sono l’uno nella parte dell’altro. In questo modo ci sono due fattori di attribuzione quello delle anime morte, come corpi morti, e quello a cui cercano di trovare riparazione, in un ambito creativo la vita stessa con la sua libertà. Ecco se la corruzione stessa è nella morte, la corruzione vera è nel caos con cui si vuole infestare l’origine stessa della libertà – le anime morte vivono senza questa consapevolezza, quasi in un perenne museale delle cere e, su questo piano le differenza delle matrici ideologiche anche se sembrano apparire molto diverse, non ànno nessuna reale differenza. Solitamente chi dice di credere nel valore del denaro, finisce quasi sempre per approfittare della generosità, di coloro che tal sono, per attribuire poi un valore al loro egoismo, che si riduce a un legame morto e ossessivo con l’oggetto stesso del taglio con cui è il denaro e, questo senza nessuna vera sintesi o capacità se non quello di un artificiale distruzione – al contrario, e per questo, di fatti non reale atto della generosità, tende alla creatività, ma anch’esso senza la reale libertà non è realmente creativo e cedevole nei confronti dell’attributo morale. Parafrasando amici amanti stanno con te finché sei generoso quando incominciano a credere nel valore del denaro, se ne vanno – meglio molto meglio così – ma se l’ambiente appesta e mortifera allora – se le anime morte pullulano e fermentano e non possono fare altro che attaccarvisi addosso come stronzi cacati di fresco e se è questo che si vuole che accada. Qual è il vero significato degli attributi relativi? E se il caos della derivazione tende a mostrare e far essere il peggio dell’istinto primordiale nel sentire della gente, può un bieco bigottismo “delle cere” riportare la libertà nella coscienza, o molto più probabilmente come sterile conseguenza nel pettegolezzo di genere, quasi come dire che in questo modo tutto è riconducibile a un assoluto supremo della morale culturale. E allora io voglio finire con un anagramma, storico concettuale per questo che va in essere contemporaneo: se a due KK manca la terza K il termine nascondere mostra bene il verbo e pastiche  è un pot-pourry più che un autore. 

P.S.

mostra la gentilezza e non rompere la creanza

Govi




 

L’introduzione di Gaio Trucido all’uguaglianza 
Pro console romano dell’era 
Numero I anglo numero II sassone 


Voi mi direte che ci faccio qui? Sono con un tizio che à brache calate 
e l’uccello dritto e voglioso che non ce la fa più – mi sta dicendo 
che sono io che ò voglia di lui e non lui di me. Io gli dico se devo 
aprirmi i pantaloni, perché anch’io ò voglia di gentilezza e piacere, 
perché no! E mi ripete di no. Gli dico, ma che dici, ma guarda che 
arrapaménto che ài! Allora gli dico se vuole che lo accarezzi con la 
mèno? Mi dice di sì, poi un po’ sgarbato mi dice più forte – allora io 
gli rispondo che se vuole mi piacerebbe fargli un – come si dice 
quella cosa con la bocca – però gli dico che anch’io ò voglia che mi 
dia piacere e lui ancora più arrapéto mi risponde di no. E allora io 
gli dico che anche se ò voglia di provare piacere dandoglielo non ò 
più voglia di fare niente con lui, e lo lascio lì in piedi con le 
braghe calate e il pisello che gli scoppia dal desiderio. E allora io 
dico, a prescindere con chi si faccia o no sesso per vincere questo 
strano pregiudizio sociale che si confonde con il non essere o essere 
arrapéto, tutti indistintamente dovrebbero massaggiarsi e aprirsi 
l’ono, anche se non sono omosessuali, credo che questa sia l’unica 
proposta di legge per togliere il pregiudizio all’arrapaménto, così 
potremmo dirci tutti uguèli a prescindere da esso. E, senza, tutti 
questi distingui assurdi tra chi à piacere a dare e chi a ricevere. 
Ricordando per l’appunto che il sedere ci serve per dare concime alla 
terra. 
Poi si dovrebbe anche riflettere sull’amore promiscuo, perché per 
certi atti per esempio nel sesso orale una persona può fare ciò con 
più gente - quelle più persone, però, non possono pretendere di farlo 
insieme e uno dietro l’altro con quell’unica persona, la cosa può 
essere non sostenibile proprio per un eccesso di piacere praticabile, 
anche se sembra incredibile che si riesca a tanto. Credo che in 
definitiva per quel che riguarda la prostituzione; chi si prostituisce 
non dovrebbe avere più di due clienti il giorno, per questa pratica. 
Perché così il sesso sia libero e il concetto della prostituzione 
possa anche finire per essere considerato l’atteggiamento culturale 
più consono agli amanti e per tale simile sorte, in tal modo si 
potrebbero con essi ripopolare i parchi di nuovi cervi. 
P.S. 
I cani non possono fare oralità sessuale, ma danno il posteriore se un 
altro cane, gli odora l’uccello. 
Pro Console 
Gaio Trucido 


 

L’invenzione della minchionaggine o la sua riedizione

Che dirvi ero seduto in piazza maggiore, in quel di Bologna. Che era stato appena eletto il nuovo sindaco. In televisione aveva detto che avrebbe fatto le cose, tutti insieme, senza quelli che le facevano da soli. E così, ero seduto in piazza maggiore sopra una mortadella dal diametro di settanta centimetri e lunga quattro metri e mezzo a mangiarmi un panino con la mortadella. Quando a un tratto, tra il primo morso al panino e il secondo, entra correndo nella piazza un gruppo di persone, che correndo a passo di marcetta, gridava: “Tutti insieme, tutti insieme, tutti insieme.” Io mentre mangiavo il panino, con la mortadella, seduto sulla grande mortadella, al centro della piazza, rimasi lì a osservare il gruppetto con il sindaco in testa che già era giunto al terzo giro della piazza. Giunto il gruppo alla metà del perimetro della piazza, al quarto giro, si ferma e avanza verso di me, al centro della piazza. Giuntimi davanti, dico loro, se volevano un po’ di pane con la mortadella, mi rispondono, tutti insieme: che no perché loro mangiavano tutti insieme. Al ché io risposi: “Ma tutti insieme da soli o in compagnia?” la risposta fu, come potete bene immaginare, “Tutti insieme, tutti insieme, tutti insieme”, e, ripresero la loro marcia per andare questa volta, verso le vie adiacenti la piazza maggiore. Di lì a poco passò nei miei pressi, un tale, dal nome Peppo lesto e presto – che mi chiese – “Mi daresti un poco di pane e mortadella?” Certo gli dissi! E mentre eravamo lì, in piazza a mangiarci il panino, sentiamo il gruppo con il sindaco in testa rientrare di corsa nella piazza e venire da noi. Ci si fermano proprio davanti e, con fare un po’ prepotente ci chiedono: “Che fate?” io li guardo e dico, Peppo ed Io ci mangiamo un panino insieme. Mi riguardano e mi dicono: “No, tutti insieme!” io dico, vi avevo offerto anche a voi la mortadella. Mi guardano un po’ così e poi dicono: “Ma tu ài qualche tessera?” O sei iscritto a qualche cooperativa?” Io li guardo e rispondo, “no.” E loro – “E allora non puoi mangiare la mortadella.” E prendono la grande mortadella e il mio panino, e poi anche quello di Peppo. Io faccio, scusate Peppo mangiava il panino insieme con me, a lui lasciatelo. E loro: “No!” “tutti insieme, tutti insieme, se Peppo viene con noi.” E così detto riprendono a marciare e a cantare e si allontanano. Peppo mi guarda e mi dice bè! senti, io vado, almeno stasera mangio un altro panino. Poi aggiunse, ora tu come farai che ti ànno portato via la mortadella? Io lo guardai, un po’ stupefatto e gli dissi. Guarda che quella non era la mia mortadella, era una mortadella di gomma pubblicitaria, che dici, aggiunsi io, mangeranno anche quella mortadella con le sue fatte di gomma? E caro Peppo, che vuoi che faccia. A cento metri da qui, c’è un negozio e mi compro un etto di mortadella e stasera faccio, un altro bel panino.

Mortadella


 

Non riesco mai a parlare

Che devo dirvi sono una che ama molto in pubblico, ma non riesco a 
parlare in privato – voglio dire quando faccio film porno, non provo 
nessuna inibizione, ma quando incontro Patrizio non riesco neanche a 
parlarci, scappo e faccio finta di niente, non è il clima è proprio 
che non immagino cosa poter dire e, anche se vorrei che dire, soltanto 
ciao come stai – penso sempre che possa rispondermi e non mi riesce. 
Che dico ci sono per questo le premesse perché possa essere sincera? 
Non so proprio che rispondermi, perché non capisco che cosa si vede in 
quest’argomento. 
Saluti 
Ambra Chiara 


 

Problemi sessuali

La mia questione meriterebbe un approfondimento molto ampio e andrebbe 
analizzata, ma più prudentemente è meglio farsi i fatti miei e, questa 
è ancora la cosa più difficile. Insomma ecco il mio breve racconto, a 
un certo punto della mia storia, coniugale, mia moglie à deciso che il 
più bel piacere che mia moglie potesse provare è farsi pisciare 
addosso da me prima dell’atto sessuale. Ecco a me questo non è mai 
riuscito e a tuttora è il più grande problema della nostra relazione. 
Nel periodo in cui volevamo avere figli, siamo stati costretti ad 
andare da degli esperti e quando ò detto che non riuscivo a fare 
all’amore con mia moglie, mi ànno dato delle medicine che impedivano 
ancor di più la mia possibilità di pisciare ed ero così costretto a 
stare da solo, magari, per un intera giornata prima di riuscire a 
pisciare che il dolore mi fece torcere, e quando ciò avveniva la cosa 
non interessava più a mia moglie, tanto erano la volte cui me l’ero 
menato perché si ammosciasse e potessi finalmente pisciare. Insomma 
andiamo avanti così e non riusciamo più a fare sesso, tanto mia moglie 
si è indignata di riuscire in questo, ovviamente non vi chiedo 
consigli non potreste darmeli. E allora anche stasera ci riproveremo, 
e come sempre so che quando mi troverò davanti a lei, anche se avrò 
bevuto tre litri d’acqua e vedrò lei nuda, che ormai è ciò che 
immagino per tutto il giorno; il mio pene avrà un’erezione spaventosa, 
talmente, indurito, e forte, che non mi riuscirà a fare neanche una 
goccia d’acqua sul meraviglioso corpo di mia moglie, e, così lei non 
vorrà neanche fare niente men che meno l’amore. Ò tentato di dire che 
è meglio prima, fare all’amore e poi pisciare, mi à risposto dato che 
svolge ormai un ruolo sociale paritetico quello il sesso maschile è, 
giusto che il suo desiderio sia consono al suo pensiero femminile e 
che l’uomo debba riuscire a pisciare anche se fortemente eccitato. 


Sacarof 

 


 

Trattenere

Scusate se per questo, l’argomento può apparire un po’ scurrile, dato 
il soggetto appariscente, io vorrei che tutti quelli che vogliono, 
fare la guerra, fossero appesi per il proprio stronzo e in questo modo 
capire che non riescono a trattenerlo e quando gli esce e cadono in 
una pozza preventivamente messa piena di merda, finalmente si 
accorgerebbero che l’unica cosa vera è che loro sono cacati da uno 
stronzo autentico. 

Il nudista con l’impermeabile 

 


 

Trombaggini dell’immagine

C’è una condotta che à perseguito il mondo da tanto tempo, è quella 
che possiamo definire dello scoppio – che – per sommi capi collettivi 
la tratteggiamo con l’Edipo Re di Sofocle – Amleto di Scespir fino 
all’apoteosi del contemporaneo che è il futurismo con quell’assurdo 
inno alla guerra  - la conferma di Enrico fermi, la bomba atomica il 
vuoto di Andy uorlo – e la soluzione antitetica al futurismo di 
trasformare le armi in vasi per fiori. 
Poi c’è una linea molto più umile e meno collettiva – quella che da 
Socrate – Dante e Boccaccio – Aistain, Gandi e anche Pirandello. 
Sostanzialmente la linea dello scoppio, occlusiva, è ben spiegata nel 
suo epilogo nell’ultima pagina del libro di Italo Svevo, la Coscienza 
di Zeno. Per l’altra è sperabile che riesca a liberare lo scoppio 
dall’occlusivi-smo – che trovi un sostanziale animo, verso l’anima di 
Gesù e l’amore. 
E che magari per i sempre reviviscenti del futurismo che essi possano 
far correre le macchinine della formula uno con motori elettrici. 
Per lo scoppio della rabbia è meglio rifarsi a un detto romano - chi 
s’arabia fa doppia fatica, prima se deva incazza e poi se deve scazza. 
C’avete voia de fatica c’avete voia da n’à a scola, questo me pare un 
mondo de matti. 
W la fica. 

Broccolo 


 

Tutto il mondo è paese San Francesco parla coi lupi in italiano San Patrizio ci resta in mezzo e scava un pozzo

L’Italia s’è desta, va bene ci si sveglia poi si torna a dormire e poi 
ci si risveglia. Va, bene Siam pronto alla vita l’Italia ci amò – ci 
ama, ci amerà. Dovremmo chiedere al padre eterno? Io dico che 
pressappoco alla creazione del mondo, formatasi la terra, formatesi le 
acque, come si dice il padre eterno, si ritrovò con un pezzo di terra 
che già si chiamava Italia e questa era già la connotazione di chi ci 
sarebbe vissuto sopra: faccio da solo, voglio che sia così, dipende 
da. E così già prima che incominciassero a sorgervi le civiltà, quelli 
che ci vivevano incominciarono a darsi dei soprannomi, magari nella 
parte d’Italia in dove vivevano. Si distinguevano per soprannomi ma 
sempre italiani da che mondo è mondo. E questa regola del soprannome 
c’è sempre stata, sia per un verso o altro. E quando Romolo e Remo si 
soprannominarono romani, pressappoco, poi decisero di fare romani un 
sacco di gente andando ben oltre l’Italia e portando la scrittura in 
gran parte del mondo, insomma com’era stato in Italia, finivano tutti 
per venirci. Finito l’impero romano, i monarchi millenari dell’Europa 
venivano a dare un soprannome a un pezzo dell’Italia che via via si 
trasformava in stati e regni, ma quel che contava, anche se dipendeva 
da, le persone erano e volevano essere italiane, tanto che mentre il 
latino era rimasta la lingua con cui si scriveva, circa mille e 
duecento cinquecento anni dopo cristo gli italiani si esprimevano in 
una lingua parlata piena di vocali e di precise concordanze omofone. 
Per fortuna qualcuno si accorse di questo e dimostrò che questa lingua 
aveva sì un’innata capacità vocale, e, che con essa era possibile 
scrivere e realizzare con la sua scrittura i più alti e bei 
significati. La scrittura dell’italiano diede la possibilità di 
scrivere a chiunque parlasse, proprio perché la parola pronunciata 
aveva e à immediata corrispondenza nella scrittura del suo suono. Per 
parallasse o parlasse anche il dialetto poteva diventare una lingua 
scritta grazie all’italiano scritto, in egual misura. E come ogni 
parola che trova il suo significato nell’espressione vocalizzata 
dell’italiano, connotando per questo il suo significato, quale lingua 
scritta che ne è generata e lo porta a sé. Forse un giorno l’Italia si 
sposterà, non lo so, ma comunque fin quando sarà dove sarà, non 
saranno soltanto i soprannomi, da cui dipendere, che ci diranno che si 
è italiani, di certo ci sarà chi dirà, io voglio, ma ci sarà sempre 
chi dirà, magari da solo, io sono libero. E così spesso o sempre ci è 
stato di essere quelli che ànno inventato la gallina e si sono 
mangiati l’uovo, mentre altri ancora discutono cosa sia nato prima, 
tra l’uovo e la gallina. Quando lo fanno gli italiani, di discutere su 
l’uovo e la gallina non ce ne accorgiamo, ma siamo molto ridicoli. 
Anche perché come lo leggi, lo “dici”. 
Naturalmente a libera virtù dell’amore, la bellezza, la bontà, tra gli 
esseri umani, perché nell’Italia le cose siano autentiche e non dei 
ripassi cui si è data soluzione e stupidamente si torna dove non si è 
più. Ci sono molte cose che ci indicano strade future già tracciate da 
italiani e che il mondo non à saputo cogliere o errato, ma che sia 
solitario il cammino. 


Bandiera Fratella 

 

 

Tutto quello che illude delude

Io penso che Offida del Piceno sia un bel paese simpatico, ci si fa un dolce fatto di zucchero e uova, che si chiama funghetto che è molto buono. Il paese è antico e ci sono tante storie e sovente se vi capito, ci respiro pure un po’ di aria buona, ed è qui che voglio ambientare questa storia.

Un giorno mi successe una cosa che pebacco voglio raccontare. Era pomeriggio e, ero nei pressi della piazza, dove stavano per svolgersi delle manifestazioni artistiche, ma io ero preso dal mio passeggiare e, entro in una chiesa per visitarla. Proprio in quel momento una messa e da quel che capii osservando i partecipanti, era una messa in suffragio di un defunto, ovviamente, penso! Lì per lì avendo a portata di mano l’acquasantiera verso la mano sinistra, mi fu più naturale farmi il segno della croce sulla fronte, proprio con questa mano, essendo anche un pregevolissimo ambo destro. E rimango lì nella chiesa per l’intera messa, ma, mentre vi assistevo notai, che da fuori giungevano voci che coincidevano molto bene, con l’assistere alla messa e lo svolgimento stesso di questa. Che dirvi la cosa sembrava paradossale, ma non vi feci caso più di tanto, anche se sembravano esprimere lo scuotere stesso dei motivi dell’assistere alla messa. Finita, uscii e inizia a vagare ancora per il paese e, entrai in un’altra chiesa forse più importante di quella precedente e da fuori ricominciarono queste, voci fin quando non giunsi fin sotto l’immagine della Madonna e da fuori, si udivano appunto delle urla che dicevano a gran voce fuori, fuori, fuori. E la cosa strana fu che quando uscii, gli avventori di queste urla, non si rivolgevano a nessuno spettacolo, ma proprio a me, quasi volessero manifestarsi per quel che erano. Dei pelandroni seduti senza fare un bel niente, davanti il bar, che forse sparlavano e infastidivano. Offida è famosa anche per una diceria che dice, che gli offidani sono tutti matti, per lo più sembra che quando parlano con qualcuno si rispondono da soli. La storia potrebbe finire qui eppure à altri prolungamenti una sia che un bel giorno si sparse la voce che nel paese c’era un tizio che si faceva chiamare benedizione e, tanto fu che un bel giorno, dove erano sedute persone che facevano cose di quel tipo, quando il gestore usci per mettere a posto, le sedie, trovasse le medesime piene di cenere di terra. Quando ciò avvenne nello stesso istante in molti altri luoghi, avvenne la stessa cosa, si trovasse la stessa cenere, ovunque e fu proprio dappertutto dove si praticassero culti del potere e non solo della vinaccia andata a male.

Pebacco i calli io non ce l’ò. 

 

Offida

 


 

Una certa storia sul non desiderare la donna d’altri

In questi giorni mi è tornata in mente una ragazza di tanti anni fa, che non conobbi molto bene.

Ricordo che mi disse che avevo delle belle mani seppur pelose dico io, assomigliano alle mani di una donna, disse lei. Ci sono molti modi in cui una donna ti dice che gli piaci. Lei, credo, si chiamasse Luciana, era attraente e non so se soltanto per questo si spiegava, il fatto che tutti quelli, che erano fidanzati, di quell’estate in spiaggia - dicevano di avere avuto un’avventura con lei. Sicuramente vi avevano provato. E quando lei riuscì a scambiare qualche parola con me, si passò subito dai complimenti sulle nostre mani, a un dialogo su l’intesa che si voleva da un incontro. In particolare dico io non credo che un incontro che implica come dico io, la sincerità possa esserci in ciò che è più un appagamento che conoscersi, voglio dire, non può esserci tradimento non essendo sinceri, neanche quando l’incontro che si stabilisce, non implica già la scelta di un amore per sempre. E a prescindere da questo non c’è nessun’altra, stai vivendo sinceramente la propria onestà di persona per quel che si riesce, per quel che si può, si è sinceri prima, per sapere quel che si riesce a fare a dire vivere con chi si ama, senza negare nessuna possibilità alla sincerità come all’amore, si vive accettandolo, cercando di non mediare mai la sincerità con un bieco prospetto d’interesse. O con delle avventure che negano tutto il resto.

“Ma, Perché” mi dice lei, un po’ aggressiva.  Non dico che tu debba essere così, è che io sono così. Questo breve dialogo finì per frenare quello che nulla sembrasse potesse impedire, perché nessun altro o altra, c’era che ci impedisse di fare all’amore, se non il poter essere, sinceri per amarci, solo questo poteva stabilire una continuità alle parole che ancora ci saremmo dette. L’essere così anche soltanto per un bacio o un sorriso, gli impedì di andare avanti. Forse semplicemente perché non gli importava questo tradimento, o perché sentiva di aver vissuto questo tradimento. O perché pur volendo fare all’amore, non voleva che lei mi avesse tradito.  


 

Ognuno a suo modo

Che dire, sembrava un giorno come un altro invece. C’erano dei pazzi che era tutto il pomeriggio che facevano, squillare il mio telefono, anche se io non rispondevo. E non lasciavano nessun messaggio sulla segreteria. Nella mattinata le quotazioni del barattolo, con merda di autore di Manzù avevano abbondantemente superato le quotazioni del barattolo di fagioli di Andy come si chiama. E, io a quel punto avevo deciso di uscire, magari solo per camminare per strada. E mentre ero, intento in ciò. Qualcuno era entrato nella galleria, deciso a rubare uno dei due pezzi d’arte messi all’asta. E nel momento che stava per cogliere, l’occasione di avere quei due barattoli nelle mani, capì che à lui uno solo sarebbe servito. Per un momento pensò di prendere la merda d’autore, per l’enorme quotazione che aveva, pensò, sarà sicuramente buona. Poi per non correre rischi, scelse il barattolo di fagioli di AndY, non ricordo come si chiama. Ora io mentre cammino incontrò quest’uomo, che per evitare di essere uno dei tanti, à voluto mangiarsi questo barattolo di fagioli. E ora è steso in terra con la pelle verde e il barattolo lì al suo fianco. Raccolgo quel barattolo e, mentre lo getto nell’immondizia, dico: ladri, tutti ladri. Chi vuole i soldi spende non risolve i problemi, sovente e quasi sempre. Quel tizio ora steso in terra aveva soltanto fame di fagioli. Pensava di aver trovato i migliori. Chiudo la porta dietro di me, sono a casa, vedo un messaggio sulla segreteria, avvio ascolto, e sento qualcuno che parla con un’altra, cui sta dicendo di avviare la registrazione della mia registrazione sulla mia segreteria telefonica e, mentre l’altra avvia la registrazione, che ora ascolto registrata sulla mia segreteria, lui cerca di rifare la voce che io ò registrato nell’annuncio, mentre ascolta il mio annuncio che lui à registrato e tutto insieme me lo fa sentire registrato sulla mia segreteria.

Credete forse che oggi mi sia sfuggito qualcosa.

 

Il richiamo della foresta.


 

Belzebù

Nel mondo attuale dove il peccato non à più un’origine divina anzi è stato in fatto risolto dall’esperienza di Gesù, il concetto di laicismo dovrebbe essere scevro da sovrastrutture che tendano a spiegare il pensiero come possibile conseguenza, ma altresì come possibilità per ritrovare l’armonia del senso quando esso sembra disorientato dal modo in cui l’evento si manifesta nell’azione – psicologia – in cui in moto di un concetto dell’anima si manifesta nella sua attività meccanica naturale, per sintetizzarla con Lamanna. Per verso di un altro assunto di sintesi, per il verso dell’analisi con la scoperta dell’inconscio tra l’esperienza individuale del processo analitico tra la determinazione sessuale di Freud nei moti del pensiero – e la Psicologia del profondo di Jung che trova nei moti dell’anima l’individuazione del proprio essere finito e non più disgregato. Ora per strane e assunte conseguenze del moto movimento dell’essere umano, pressappoco l’ultimo secolo e mezzo è viepiù conteso della coscienza come moto della ragione e per mezzo di questo della riforma dell’essere umano come soggetto risolutore del concetto stesso di movimento fabbisogno economico e risoluzione storica del suo significato nel tempo. Ora come sempre possiamo dire quando il collettivo storico diventa, il presupposto della verità avviene che il reale senso manifesto di una storia avvenuta entri e si manifesti in catastrofi mutevoli e mutanti nell’immutabilità delle conseguenze che si ripetono. E ora mi fermo un attimo, per dire quel che penso ascoltando qualcuno che dice: ma dove vuole andare a parare; bene ancora un attimo e lo svelerò. Ora per esempio che cosa è accaduto quando è comparsa in Europa la svastica nazista? Che la divinità di Calì e Sciva si sono trasmutate in un’identità sessuale e sono stati in tale assunto il corpo e il movimento su cui ponderare il tempo e la sua affermazione materiale, e ciò non è molto diverso dal movimento delle masse umane del comunismo, seppur in primis tale concetto non sia manifesto come nel nazismo e nella figura di Hitler. Del resto sembra anche nota la visione di un altro atto del movimento come, quello fascista, che Mussolini quando incontrò Hitler penso che fosse più matto del cavallo nominato imperatore da Nerone – che è tutto un dire – e come non ricordare Nicé (Nietzsche) – che di fatto è stato quello che à fatto la filosofia ermeneutica e che per l’appunto à detto come erano le cose, e, non come dovevano essere come per gran parte è stato dedotto – che appunto era preso per matto perché sembra che andasse per Torino a baciare i cavalli per strada. E allora cosa voglio dire? Forse un bel niente di quello che ò detto e scritto qui sopra. Allora vi racconto come rimasi alcuni anni orsono, quando nelle mie brevi visite ad Assisi, mi trovai sul prato davanti alla chiesa, e vidi costruito un tao gigantesco, devo essere sincero stranamente ne rimasi molto disturbato, senza capir ben perché e che strana sensazione provassi. Il tao di cui sto parlando per chi non lo sapesse, non è Tao Téè Ching cinese, libro della vita e della virtù, ma una sorta di segno che sembra una croce, ma non è, credo una sorta d’incisione biblica greca, che alcuni fraticelli, non so se un po’ rimbambiti della psicologia, dicono essere stato inciso da San Francesco sotto qualche foglio da lui scritto. Ora è bene per un momento ricordare che San Francesco nel suo essere tale non è che si è riempito le tasche di denaro à dato da mangiare alla gente per convertirla. San Francesco nel suo spogliarsi di tutto à dato se stesso come atto di fede e per mezzo della fede la conversione, con i poveri e con ogni essere vivente. Il cantico delle creature non è un testo filosofico per dare equilibrio ai moti dell’animo ma è l’espressione scritta del suo amore per mezzo della fede e del vangelo inteso in questo in Cristo Gesù. Ora che San Francesco possa avere inciso in qualche foglio il cosiddetto tao, non mi sembra poi così rilevante tanto da immaginare, per l'appunto che San Francesco che vede in cristo la sua resurrezione e la resurrezione, nella sua belle ed infinita creatività italiana immaginasse un simbolo simile al crocifisso, ma che non è, di epoca pregressa che lo sostituisse sembra in toto. Non mi stupisco che nel bel mezzo del paese di Castelluccio di Norcia io, possa trovare dei fraticelli rimbambiti, ma ciò è un mio ricordo personale. Ed io penso che se San Francesco si sia firmato con una croce per il suo grande amore, se poi come sembra fosse affetto da gravi febbri reumatiche mi sembra la spiegazione plausibile perché forse quelle croci gli siano venute un po’ storte. E allora che mi accadde quando vidi questo tao davanti alla chiesa, mi sembrò di vedere il peccato, ché se ci fosse stata qualcuna che mi avesse chiesto facciamo l’amore qui sul prato me ne sarei rallegrato e l’avrei capito, ma quel segno lì proprio non lo capii. Cristo è risorto ma attenzione ciò che è creato non può uccidere, questo non è il principio con cui cristo e san francesco sono uniti.   

Fraceschiello


 

Ipernaturale

Certe giornate sembrano come tutte le altre, eppure possono essere diverse per tutto quello che si era pensato fin lì. Immaginiamo che ci troviamo nell’ennesima discussione, che dice, se al tempo di Freud la repressione dell’istinto sessualizzato fosse claustrofobica come sembra o soltanto non spontanea tra la realtà interiore e quella effettiva della comunicazione, così socializzata da essere anche molto sovente privatizzata. E tanto che gli ambienti più evoluti economicamente dovessero ricorrere alla psicoanalisi di Freud per risolvere questo fermo blocco del loro inconscio. E da qui le conclusioni su come poter liberare il mondo intero per mezzo di un’ipotesi sessuale, sembra facile immaginarlo e ripercorrere nella storia ciò che in linea con il pensiero di Freud, la sociologia à cercato di fare. E questa breve, ma forse troppo lunga premessa per quel che voglio narrare, è per lo più espletata per dire, ecco, che per esempio la riflessione che ài nel pensiero, mentre stai passeggiando e, vedi dall’altra parte della strada sul marciapiede, il grande c. Un tipo che pubblicamente ma molto privatamente discute con qualcuno che sembra proprio non essere lì visibile agli altri, ma che per il modo di sentire del grande c. ci sembra proprio presente e visibile per lui. Ecco mentre discute con quest’essere in modo sensibile per il suo umore e pensiero. Improvvisamente come, preso da una fisiologia – che tra l’altro non era nell’argomento di cui stava parlando – ecco, come dicevo, mentre cammina e parla, come se stesse con qualcuno, insomma, si apre i pantaloni estrae il suo pene se lo masturba per qualche passo, lascia ai marciapiedi il suo seme, si rimette nei pantaloni, il sesso, e continua, senza aver mai smesso, di parlare con il suo interlocutore invisibile. Se ciò fosse successo a Freud che cosa sarebbe potuto accadere alle sue ricerche?

Comunque per proseguire nella giornata, arrivo in spiaggia e mi metto a prendere il sole, quando dal fondo della spiaggia inizia a scendere verso il mare grande c. che giunto sulla riva, si estrae il pisello piscia nel mare e se ne va, con i bagnanti che a quel punto non sanno se uscire dall’acqua e andare in bagno a farla o viceversa. Per la cronaca la salinità del mare depura rapidamente la quantità di una pisciata.

Un camminatore eccelso


 

Il superMastertone

In uno dei periodi di più grande crisi economica mondiale, potrebbe essere anche questo. Si organizza per ovviare a quando sta accadendo un super corso di master, denominato Supermastertone. Questo corso è organizzato all’interno di uno stabilimento addetto al lavoro e alla sistemazione delle merci, con relativo spostamento delle suddette, per l’economia in essere, con la possibilità inerente al SuperMastertone di come meglio rendere produttivo lo spostamento, utilizzando il bisogno umano nel modo migliore possibile. Ora questa speciale seduta è iniziata alle ore sette e trenta e al momento in cui ne parliamo, cioè le undici, gli iscritti sono tutti presenti tranne uno. E quando ormai siamo al ventesimo relatore che postosi davanti a tre casse di pesce, sta spiegando come secondo lui nella Botunti le casse sarebbero prese e collocate alcuni metri più in là in una posizione più redditizia per l’intera sistemazione di tutte le merci. È bene ricordare che prima di questo interlocutore gli astanti SuperMastertonizanti, ànno ascoltato i relatori spiegare, come lo avrebbero fatto tutti, i tedeschi, i russi, gli inglesi, i norvegesi … e ora mezz’ora dopo l’ultimo conferenziere, gli astanti al corso dovevano proporre quale secondo loro era il modo migliore con cui eseguire lo spostamento, primeggiando quale poi fosse il modo nazionale con cui approcciarsi a tale opera. E così si giunse alle ore 12,30 che ancora si stava colloquiando, quando all’improvviso dal fondo si senti la voce di quello che era oramai in abbondante ritardo, che con voce un po’ alta chiedeva scusa per il ritardo, disse; prima mi si è incredibilmente rotta la porta di casa e, ò dovuto sistemarla al meglio, poi ò forato e ò dovuto riparare la gomma dell’auto, ché non avevo altri mezzi con cui venire e, in questo frangente dove ero io due anziani si sono trovati con l’automobile in panne e mi sono offerto di accompagnarli – e in questo momento è ormai giunto nei pressi degli astanti dinanzi alle tre cassette di pesce che senza pensarci e in modo naturale raccoglie e le colloca nel posto più adatto lì nei pressi, e, aggiunse scusatemi, scusatemi per il ritardo.    


 

Sogni stralucidi

Credo di poter dire che sia stata una notte, incredibile e potrei dire eccezionale. Non so dirvi esattamente che ora fossero so per certo che dormivo profondamente, anche se non sapevo proprio di essere nel sonno e la realtà di dove fossi o meglio più che di dove fossi che non era ben comprensibile, di cosa stessi facendo e con chi. La notte, diciamo, era tra il mio corpo e, me, che dormivo profondamente mentre il mio sesso era eccitato e posso dire ora di avere iniziato a fare all’amore. Voglio dire che il mio bacino e il mio corpo in rapporto alla sensazione del mio pene, mi muovevo, proprio come se stessi amando una donna, ma tutto questo era pura sensazione, quando a un certo punto di ciò ò visto chiaramente chi era la donna. Ò visto il suo corpo, ò sentito la sensazione meravigliosa del suo sesso che accoglieva il mio, che è sempre nuova e unica ogni volta. La forma delle sue gambe e del suo ventre e ò fatto all’amore fino a sentirmi tutto dentro di lei, di lei che non era mai venuta nella mia mente, così, quando sono sveglio. Come per dire che tutte le illusioni che ogni donna o epifenomeno della conoscenza sociale potessero fare o essere in ragione del desiderio cosciente erano tanto svanite, che solo quello che ne era privo si era manifestato nel sogno vissuto come vero. Il corpo, che il mio corpo, così vividamente aveva amato, era stato semplicemente il letto.

Desto


 

Un racconto di genere pecoreccio

In certi giorni non si può certo immaginare la tragedia che il mondo sta attraversando e come sempre è così grande da far credere che sia l’economia a fare la natura – quando invece è il contrario. Certo in questi giorni di là della sedimentazione sociale e della stagnazione della memoria loquace – voglio intendere di come il mondo creda ancora a ciò che impara a memoria nell’illusione del controllo culturale e della sua stessa causa ed effetto. E dico per ciò con il sommo poeta Giacomino Leopardi, imparatevi a memoria la poesia della donzelletta che vien dalla campagna, ciò è la stessa cosa che fate con tanti anni di finto studio scolastico. E allora la tragedia mi appare grande, per esempio quest’oggi, ò assistito del ribollire del mare che sprigiona lo iodio, e, in là! Sulla costa vedevo questo strano vapore coprire il luogo. Ò pensato che spreco tutto quello iodio che dovrebbe nutrire l’amore e invece gioca con il desiderio come il pensatore che mordicchia la penna sperando che gli dica qualcosa. Già! Ciò nella migliore dell’ipotesi, perché sovviene che tutto sia in un processo di sudditanza con cui poter ottenere un risarcimento, rubando i sentimenti che scaturiscono dal desiderio iodato. E allora che tragedia è anche quella bella occasione che ci consegna il pecorino, formaggio delizioso, che se fresco è ancor gustoso, che ci dà quel gusto e quella voglia che solo il miglior libero piacere può darci – ecco rinunciare a tanta fragranza per non incorrere in una astinenza con cui voler controllare il desiderio stesso con un ricatto, magari di tipo: “Il piacere è un gusto che si paga," ma se mi vuoi prendimi con qualcosa di più – sarò tua perché io valgo. Come se alle donne non facesse lo stesso effetto, il pecorino. E pensare che tutto ciò sia accaduto, perché ciò che la natura dà si vuol controllare con ciò che non si dà, tanto da distruggere la natura e il mondo. Se non per il fatto ovvio, che la natura invita, ma se il suo invito è rifiutato, sa far da sola quel che vuole, senza far dir a chi vi vive non più di quel che può in natura.

E allora posso anche ricordare che il prezzo del biglietto del cinema – luogo che non frequento più – è aumentato quando le donne, ànno smesso di averne uno proprio che costasse meno di quello per l’uomo. Questa forse non è stata una tragedia, ma sicuramente un cambiamento. Credo che ben altro ci voglia per liberare lo iodio e il pecorino che è in noi, perché è bello magiare e godere.

Firmato

Il richiamo della pietanza 


 

Mezza pratica

Per mia avventura o disavventura sono stato indotto, sedotto, tradotto, in un plagio corsivo di condizionamento e coinvolgimento sessuale. Ora la questione molto semplice è, gli effetti di un processo di condizionamento, credo, debbano essere di una parte dedicata al condizionamento e un’altra al decondizionamento. Nel mio caso specifico mi succede che all’apice del condizionamento la mia eccitazione sessuale è al massimo, e per questo che non comprendo cosa devo fare per decondizionarmi, restando in questa condizione e non comprendendo cosa fare. C’è qualcuno che à conoscenza del resto del plagio quello dedicato al decondizionamento da tale situazione e magari possa fare qualcosa per insegnarmelo. Non so proprio a chi rivolgermi.

Grazie

Pensiero Costante senza fissa, dimora. 


 

La mia vita matrimoniale

Che dire sarebbe esatto e più appropriato se parlassi delle virtù, datemi dalla vita matrimoniale, di come sia importante e felice amare per sempre, ma dobbiamo anche trovare i modi di essere onesti per raccontarla e non cedere il campo alle possibili illusioni.

La mia vita matrimoniale posso dire sia iniziata in età adolescenziale, c’era una ragazza che era famigerata tra i ragazzi perché gli piaceva molto fare i bocchini, cioè ciucciare l’uccello ai ragazzi – ma come succede in questi casi tutti quelli che gioivano del suo piacere generoso, poi ne parlavano male e magari dandole degli apprezzamenti poco consoni per una ragazza che aveva solo piacere. E in una di queste discussioni io presi decisamente le difese di questa ragazza, ciò giunse alle sue orecchie e trovatomi una volta da solo con lei decisamente sperai che avessimo gran piacere insieme. Lei incominciò a dirmi di quanto fosse stata contenta nel sapere che avessi preso le sue difese e se gli volevo così bene da stare con lei – certo ma forse è meglio che ci conosciamo un po’ meglio più che per fama, come dire letteraria. Certo disse lei e chissà può darsi che così ci innamoriamo così tanto che passiamo la vita insieme, ma certo può darsi risposi. Bene, aggiunse lei, da oggi niente più bocchini e ci daremo il primo bacio soltanto quando avremmo deciso di stare insieme. Senti dissi io, per me ò già deciso, va bene stiamo insieme tutta la vita – allora sposiamoci disse subito lei, bene, risposi ma non comprendo perché debbiamo aspettare ancora per avere un po’ di piacere insieme, ma perché così non farai come gli altri ragazzi che dicono, che se io provo piacere, loro cosa c’entrano. La guardai e dissi, mia cara credo proprio che ti manchi un po’ di autostima, facciamo una cosa, continua a fare ancora un po’ di pompini a quel genere di tizi e poi ne riparliamo.

Il mio primo matrimonio dopo i vent’anni è la cosa più classica del mondo, stare con una donna che con infinito piacere sta con me, continuamente facciamo all’amore, ma così tanto all’amore, che ci viene proprio bene, tranne per il fatto che secondo la sua procedure per continuare a fare all’amore non è indispensabile essere innamorati, ma sposarsi e trasformarsi in una rivista piena di pubblicità – non c’è verso o la rivista o niente. Insomma a cosa serve fare all’amore, per sentirsi un po’ sudati e così rilassati.

La fragranza del matrimonio può esplodere da un momento all’altro, e, quando avviene, la virtù più grande del mondo può allampanare la sublime sorte della tua vita, ecco la donna che ti dice, sposiamoci e sarò tua – dici, sì sposiamoci e un attimo dopo non la vedi più. Ciò sembra un mistero, lo lascio sciogliere a coloro che ànno avuto questo matrimonio.

Il matrimonio degli anni che contano, quello della più vera sincerità, quello delle donne che ti dicono dei loro mille amori, che amichevolmente ti fanno vedere come seducono gli uomini, più o meno intelligentemente, le loro strategie e loro tattiche e dopo che ti ànno svelato tutto, decidono di non dartela perché non vogliono essere tue amiche ma qualcosa di più - che fai a questo punto faccio il tattico, lo impone la questione, e, invece dici bene, senti proviamo a essere amici, chissà, e, poi che centra – e no! Dopo che sono stata sincera, con te, che ti, ò svelato tutte le mie tattiche, invece di farmi sentire che mi vuoi, fai il superiore. Insomma, dico, vuoi dire che a me non me la dai, va bene.

E il mondo che cambia e si svela che ci dice del meraviglioso matrimonio – voglio una storia con un’omosessuale, prima lo devo sposare o qualcosa di altro o altro ancora, insomma tutta la storia di nuovo? Insomma, credo che di una cosa si può essere convinti, che soltanto gli ignoranti si sposano, le persone libere si amano e anche per sempre a prescindere da un contratto.

Saluti

Persempre Petone


 

Da un vangelo apocrifo di un vangelo apocrifo

Si narra. … quando Gesù stette per andarsene, un ricco gli chiese – “Signore io applico tutti i precetti della legge di Dio, ma come posso meritare quel che tu mi chiedi?” – “Gesù gli disse; va dà i tuoi beni, tutti, ai poveri e segui me.” – Potete immaginare la gioia di costui alle parole di Gesù; esso pensò quando potrò ancora ascoltare le parole di Dio che mi chiedono di seguirlo.

E ascoltato ciò, andò e fece quello che gli era stato chiesto e, mentre tornava da Gesù lì, sulla via incontrò un uomo che gli disse, di essere ricco, poi aggiunse che aveva ascoltato anch’esso il secondo discorso della montagna di Gesù e aveva deciso di fare come egli diceva e, chiese a costui di accettare tutti i suoi averi perché potesse andare da Gesù e seguirlo. Il secondo discorso dalla montagna cui faceva riferimento quest’uomo, era quello che Gesù aveva deciso di pronunciare, quando a un ricco che gli aveva chiesto come fosse possibile per lui, già ossequioso della legge di Dio poter meritare quel che lui diceva, al ché Gesù anche in questo caso disse al ricco: “Va dona tutti i tuoi beni ai poveri e seguimi.” Sentito ciò questo ricco, gli rispose che non era possibile. E quando il ricco se ne fu andato, Gesù disse – è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago, che un ricco vada in paradiso. Sentito ciò un ragazzo che era tra la folla, chiese: “Perché?” e a questa domanda Gesù decise di tornare sulla montagna e fare un altro discorso, che è appunto quello iniziato in questa pagina.

Ora quindi il ricco che si era fatto povero, ricevuto i soldi dal ricco che voleva farsi povero; decise ancora di donare i suoi soldi – fatto ciò si diresse, verso Gesù per proseguire la sua strada insieme, ma proprio mentre era lì sulla via, incontra un altro ricco, che vuole donargli i soldi e seguire Gesù. Capì che se avesse continuato a donare e ricevere in questo modo, non avrebbe fatto in tempo a raggiungere Gesù. E allora decise di proprio conto nonostante che Gesù gli avesse detto altro di prendere i soldi che i ricchi gli donavano e invece di donarli li distruggeva. Ora con questo nuovo metodo ben presto accadde che non ci fossero più né ricchi né poveri – che i poveri che pensavano di mandare in paradiso i ricchi accettandone i soldi e, i ricchi che pensavano di andare in paradiso perché donavano i soldi non ci fossero più. E che in sostanza non c’era più un modo per andare in paradiso, ma ancor di più per colui che aveva Gesù a portata di mano per seguirlo, non c’era più il modo perché potesse farlo. E così disse Gesù dalla cima della montagna si vide un cammello prendere ago e filo e per infilare il filo nell’ago, prima passò interamente con tutto il suo corpo nella cruna dell’ago e, appresso a lui vi fece passare il filo. Or dunque vedete che la verità non la si fa né con il denaro che si dona né con quello che si riceve, ma soltanto amando l’amore che Dio à, di là di ogni immagine di cattiveria che l’uomo crede per esso e se stesso. Oh sarà per questo sempre possibile vedere un cammello che per cucire passa nella cruna dell’ago che usa e, aggiunse amatevi come io vi ò amato e siate perfetti come il padre mio che è nei cieli, che non à nulla della cattiveria.  


 

Calambrot che significa

Non so se avete mai avuto in mente il nome del vostro albergo quando siete in viaggio. Se vi è capitato di pensare di uscire e non ricordarne più il nome né il luogo dov’è, tanto da credere di non poterlo più trovare. Qualche volta in strani sogni mi è venuto in mente questo – chissà.

Comunque quella volta era proprio che tra i luoghi ameni, dove trascorrere la giornata in compagnia della mia “supposta” ragazza e il clima di quel periodo, l’incredibile turismo di quel giorno – l’essermi messo a cercare un luogo dove alloggiare per la notte a sera tardi – dopo aver aspettato che lei venisse all’appuntamento – insomma capitò che quella notte dormissi a Nuova York.. all’albergo o pensione Nuova York – o due volte scritto, non ricordo di Roma. Salii e prenotai una stanza e poi tornai da lei per riportarla A CASA dall’altra parte di Roma. Ci furono o feci e fece dei commenti – lei ed io su quell’albergo. Rifeci il tragitto e attraversai Roma, parcheggiai la macchina e, incominciai a salire le scale e incontrai un tizio che stava seduto e si apprestava a farsi una siringa – in quello scalinato ci accompagnammo per un breve tratto fino all’ingresso io e un americano. Scambiammo poche frasi, ma riuscimmo per lo meno a darci una tranquilla e cordiale, molto cordiale buona notte – se voi ora mi chiedete come si chiama quello che à inventato il formato audio mp3 e l’à donato liberamente al mondo – io non so ricordarlo dovrei andare a cercarlo, proprio come quest’americano che ò incontrato sulle scale dell’albergo quella sera di circa trent’anni fa. Che dirvi, ancora, dopo un po’ che ero in camera il portiere mi chiama per dirmi che non à i miei documenti. Dopo un breve dialogo si accorge di avermi scambiato per un altro cliente. Se dovessi ricordare com’era quel letto o quella stanza, non so proprio cosa dire è, più facile che ricordi qualcosa di Nuova York, la città americana. Quel che ricordo di quella sera passata al Nuova York Nuova York l’ò appena scritto.


 

Dizionario inverecondo dei soggetti animali umani. Chi là detto che gli animali sono brutti e gli uomini belli. Bestie.

 

Piattola: essere umano che è derivazione diretta di un’astrazione, come associativa e interdipendente il costrutto stesso di tale prerogativa dell’essere in comunicazione, come identità e affermazione di essa. Quando s’incontra in tizio parte di club e consimili, che tende a omologare da questo e per questo l’atro.

Compleanno: colui che per definizione cerca per mezzo di un altro di dare autorità alla notizia, in ragione spesso di un mezzo di diffusione di massa a prescindere dalla verità stessa della notizia. Applicabile anche al pettegolezzo calunnioso privato.

Cacheiforme: ciò che è associabile a ogni forma di gossip, pettegolezzo, chiacchiera. Che determina e da modo di enfasi ad altro modo di comunicazione, come politica, pubblicitaria, propagandistica per effetto sulla notizia.

Scarabeo: chi prende maggiore enfasi dalla norma “Cacheiforme”.

Scarafaggio: costrutto per e per chi crea l’enfasi dello scarabeo – in alcuni casi può essere anche sinonimo di “Scarabeo”.

Astruso: colui o colei che pensa diversamente dal “Cacheiforme”, ma ne fa anche riferimento.

Intruso: quando il “Cacheiforme” cerca di associare con riferimento ad esso l”Astruso”.

Altro: quando il contenuto del media televisivo non appartiene al media.

Lestofante: chi cerca di portare ogni riferimento il contenuto nel media televisivo.

Pachiderma: chi cerca nella comunicazione di riempire di chiacchiere improprie il contenuto della comunicazione, per mezzo dell’atteggiamento sia fisico sia espressivo in un surrogato che vuole apparire come superiore della persona dell’altro, spesso disconoscendo e negando.

Sgarbite: per mezzo della parola ad alto volume dare risaldo televisiva alla situazione per il contenuto. Per estensione e uso, ciò non determinando aprioristicamente che chi si esprime in tale modo cerchi una verità nel contenuto.

Personaggio: termine storico per antonomasia, colui che media se stesso imitandosi e, per tale atto agisce sulle proiezioni sociali, o distinguendosi del tutto da esse o moltiplicandone l’immagine e l’emulazione del contenuto nella comunicazione. Ciò per effetto stesso della rappresentazione, quando simbolica, ma anche per mezzo della comunicazione impersonale come forma di spettacolo “visivo”. Colui che cerca di essere prima della conoscenza interpersonale intima.

Attore: nel gergo antonomastico, chi cerca di essere un personaggio, anche privatamente.

Cammello: chi aspetta sempre il personaggio. Personaggio per questo che però attende quello famoso per i media televisivi.

Televisore: chi cerca di essere sempre un personaggio televisivo dentro ogni media o argomento a esso associabile - atteggiamento.

Corvo: chi non s’importa dei media, ma li usa continuamente per comunicare privatamente.

Piccione: chi comunica con il corvo privatamente e cerca di far fare il corvo agli altri quando comunicano.

Bacione: colui che parla direttamente a anche a tu per tu a secondo dei casi e della sincerità.

Gatto: chi cerca la sincerità.

Cane: chi non trova mai uno spazio o il modo per dichiarare la verità che sente a chi dovrebbe dirla depositando intenzioni che non ben si comprendono – in certo qual modo chi confonde l’intimità con il pubblico senza che il pubblico sia.

InvittoLeone: chi fa della propria invidia l’illusione stessa per nasconderla a sé e addossarla, su attributo di un’immagine sociale.

Babbuino: colui che per elezione di scelta à un’invidia trasversale, nel senso che in rapporto culturale con il merito sociale si coniuga nei confronti dell’esperienza indipendente sempre con un modo rivalente l’invidia e, trovandosi perfettamente in linea con chiunque in tale rivalente à costruito le sue informazioni anche in luoghi diversi e senza mai nemmeno essersi incontrati. Di tal fatta colui cui può essere rivolta l’invidia sublimata, rivela in ognuno di costoro, lo stesso modo e atteggiamento, che per l’appunto sublimato porta costoro, quando s’incontrano in un reciproco atteggiamento che surrettiziamente o spesso falsamente, la stessa risultante, la loro invidia sublimata – attribuendo il ruolo loro gratificato a chi non aveva minimamente intenzione di convalidare la loro scelta come migliore e gratificante il significato stesso trasversalmente la famiglia, la diversità sociale.

La vita è bella: chi non disturba con la competizione.

Libero: chi non dipende dalla menzogna.


 

D’estetica e arredo

Io credo che la funzione non debba aver più nessuna, sovrastruttura o plusvalenza estetica e che l’arte non à nessun essere significato nella funzione estetica degli oggetti.

Il pensiero e l’anima danno in sé la bellezza della creatività della libertà – io sono libero perché amo non perché funzione di un oggetto estetico.

L’amore è vero anche perché non necessario e per questo scevro dalla sua affermazione per mezzo del fattore dell’odio – come discriminante e come soggetto della discriminante collettiva. La soluzione estetica si antepone al richiamo della soluzione in quanto regola sovrastante – come forma stessa di un oggetto dominante.

L’amore non soltanto s’interroga, ma applica un principio, non estetico e funzionale ma risolutivo del suo essere – l’amore che può essere di là dell’umano e di chi ne è quanto umano.

Patrizio Marozzi

 


 

Il problema delle barzellette in Italia

Questo per l’Italia è sempre stato un gran problema, c’è sempre 
qualcuno che non sa raccontare le barzellette e si pretenderebbe per 
questo che non le racconti. Pensate a quanti bambini per questo si 
traumatizzano perché altri bambini dicono loro che non le possono 
raccontare. E allora io dico se c’è qualcuno che dice che si diverte 
alle sue barzellette, trova sempre un sacco di gente che gli va contro 
e dice che non è vero, ma io dico che gliene importa di come racconta 
le barzellette quello, insomma a chi non gli piace sentire le 
barzellette da qualcuno che non le senta. Perché a forza di parlare 
delle barzellette finisce che certe barzellette sono così brutte che 
si vendono all’asta, solo perché si dice che sono brutte, e non perché 
sono piaciute le barzellette, e, così si turba pure l’asta e se l’asta 
si turba cala e questo per me è un problema e una sfacciataggine. 
The Camionist 


 

In volo con enolagai (questa storia è truce per lettori adatti e trucidi)

 

(questa esperienza è legata al mondo ovunque esso sia, tale storia e puramente casuale)

Chi sono io un diavoletto, voglio dire un diavoletto, addetto alla lavanderia. Voi vi chiederete come può un diavolo finire a pulire biancheria e tingere lenzuola, e, già sembro non crederci neanche io, eppure tutto è incominciato con pochi episodi. La mia prima missione era andare in un cimitero, per farvi che, in fondo? Spostare i fiori da una tomba all’altra, spegnere i lumini, smorzare le lampadine e, che mi succede invece che giunto dinanzi il cimitero, vi trovo la bara di un bambino che era stata tolta dalla tomba. E che dovevo fare mi sono chiesto forse rimetterla a posto, ma allora. Me ne sono andato, per giungere presso un super mercato, dico, vado lì e sposto le cose dagli scaffali. Bene quando cerco di entrare, fuori, trovo sparata la direttrice e stesa in terra. Di lì a qualche giorno dovevo andare a chiudere una porta per lasciare il figlio piccolo dentro e la madre fuori e, mentre mi appresto a fare il viaggio, vengo a sapere che non c’è più tempo per chiudere quella porta – che è stata aperta e chiusa e aperta e chiusa e aperta e chiusa. Un bel giorno decido di fare uno scherzo a una donna che andava a lavorare, magari facendola ritardare o rubandogli la spesa e, quando mi trovo lì, e, aspetta e aspetta, tanto che decido di andarle incontro e la trovo in un luogo tutt’altro che appartato, quasi in mezzo alla strada che le avevano appena fracassato la testa in modo indicibile. E allora tornai ai vecchi stilemi andai in un convento di frati e mi preparai al loro pasto serale in modo che con dei dispetti potessi mettere zizzania tra loro – e che succede entrano tre o quattro nel convento e appena vedono i frati li aggrediscono a colpi di sbranca, di mazze in tutto il corpo e soprattutto in testa proprio per farli fuori, tanto che a quel punto non ò resistito e sono entrato dentro un frate, tanto da farlo sobbalzare e paradossalmente mettere in fuga gli aggressori. Ecco che dopo questa ennesima esperienza, sono finito addetto alla lavanderia per giusto sinonimo e contrario di quel che mi è accaduto, comunque posso asciugare i panni rapidamente.

Diavoletto Puliscitutto


L’adultera

l'adultera è una qualsiasi, le pietre sono oggetti qualsiasi, chi 
lancia le pietre sono persone qualsiasi, ma Dio trasforma tutto questo 
perché l'amore che ne vivifica la presenza nell'essere umano, rende 
l'essere umano parte del suo amore. Scagli la prima pietra chi è senza 
peccato, Dio nella sua misericordia a ognuno da la grandezza del suo 
amore e misericordia, per questo è grande il suo amore in 
misericordia, può l'essere umano essere grande quanto il suo amore 
tanto da accettare l'amore di Dio o ritenendosi non degno del suo 
amore scagliare la pietra. 

l'anima del concetto